Animali Il cane può provare dolore se in famiglia muore un altro cane

Una ricerca italiana suggerisce che i cani soffrano per la perdita di un altro cane che viveva nella stessa famiglia, mostrandosi meno attivi e più apatici.

Un cane può provare dolore se muore un altro cane della famiglia: è quanto sostiene uno studio condotto da ricercatori dell’Università degli Studi di Milano insieme a colleghi dell’Università di Padova, che ha coinvolto 426 proprietari di cani italiani e che è stato recentemente pubblicato su Scientific Reports.

NON È UNA NOVITÀ. Che gli animali possano provare un sentimento riconducibile al lutto non è un’ipotesi nuova: in passato sono stati infatti osservati comportamenti di elefanti e scimpanzè, delfini, canguri… che suggerivano (in modo più o meno solido) questa eventualità.

Il senso degli animali per la morte

In questa occasione il gruppo di studio coordinato da Federica Pirrone, ricercatrice di Etologia Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano, ha raccolto informazioni sul comportamento di cani che vivono con persone a cui è morto un altro cane. 

LMENO ATTIVI. Nell’86% dei casi è stato osservato un cambiamento negativo nel comportamento del cane “sopravvissuto”, ma questo solo quando i due cani erano legati da una relazione particolarmente amichevole o addirittura di tipo genitore-figlio: in questi casi gli animali hanno mostrato una maggiore ricerca di attenzioni, una diminuzione dell’appetito e del desiderio di giocare e, in generale, sono sembrati meno attivi

Secondo i ricercatori i cani domestici hanno una forte tendenza a cooperare e sincronizzare i loro comportamenti per poter beneficiare dei vantaggi derivanti dal vivere insieme. L’interruzione, per la morte di un membro del gruppo, di questo rapporto di cooperazione, potrebbe spiegare i cambiamenti osservati nei cani  sopravvissuti.

NON È UNA PROIEZIONE. Un altro aspetto che viene sottolineato dai ricercatori è che lo studio ha indagato anche il lutto dei proprietari e che, sorprendentemente, il loro modo di relazionarsi agli animali e di rappresentarsi la vita/morte degli amici a quattro zampe, non sono apparsi correlati alle variazioni del comportamento dei cani. In altre parole è stato escluso il rischio che i proprietari, nel descrivere le variazioni di comportamento degli animali, stessero proiettando il proprio dolore sul loro cane: dunque è probabile che le modifiche riportate siano reali.

Fonte: Focus.it

Ucraina: Oipa, è emergenza anche per gli animali

 © ANSA

Ong con i volontari nei territori sotto attacco

Anche per gli animali ucraini è emergenza.

Lo ricorda Oipa International (Organizzazione internazionale protezione animali) che è “in contatto con una delle sue leghe-membro in Ucraina, Kspa Lucky Strand”, e riferisce che “anche i volontari in azione sul campo per i cani e i gatti senza casa sono colpiti dal confitto e hanno bisogno di aiuto”.

A Kiev, dove opera questa associazione, “vi sono lunghe file davanti alle banche e ai negozi e i volontari di Lucky Strand ci hanno comunicato che non hanno avuto il tempo di fare scorte di cibo e non sanno se avranno bisogno di luoghi dove trasferire gli animali che gestiscono. Tutto dipenderà da quel che accadrà nelle prossime ore”, dichiara in un nota Valentina Bagnato, responsabile relazioni internazionali di Oipa International.

“Siamo in attesa di ulteriori notizie anche dalle altre nostre leghe-membro in Ucraina. Chi volesse aiutare i volontari e gli animali in Ucraina può mettersi in contatto con noi che faremo da tramite con le nostre associazioni locali”, conclude. (ANSA).

FONTE© Copyright ANSA

Quando il cane ha la febbre

Cos’è La Febbre?

La febbre è un termine che si riferisce a una temperatura corporea elevata. Il normale intervallo di temperatura corporea per i cani è compreso tra 100o F e 102o F (38o C e 39o C). È normale che la temperatura corporea di un cane oscilli durante il giorno. Può essere leggermente più alto la sera rispetto al mattino ed è probabile che aumenti naturalmente nei giorni più caldi o dopo l’esercizio. La temperatura di una cagna può aumentare e diminuire durante le diverse fasi dell’estro. Tutte queste fluttuazioni sono temporanee.

La febbre è iniziata dalla presenza di un pirogeno, che è una sostanza che provoca un aumento della temperatura. Il pirogeno può essere endogeno, il che significa che è prodotto dall’interno del corpo, o esogeno, cioè proveniente dall’esterno.

I pirogeni stimolano il rilascio di sostanze dai globuli bianchi, che sono chiamati leucociti. Le sostanze che vengono rilasciate sono l’interleuchina-1, l’interleuchina-6 e il fattore di necrosi tumorale. Dopo il loro rilascio, questi ripristinano il “termostato” del corpo, che è la regione di regolazione della temperatura situata nell’area dell’ipotalamo del cervello. Questo attiva le risposte fisiologiche all’interno del corpo per elevare la temperatura.

La febbre implica un ripristino interno del centro della temperatura nel cervello. Una temperatura corporea elevata da ipertermia deriva da cause esterne. Alcune di queste cause includono ansia, condizioni ambientali, esercizio fisico, droghe e abbigliamento eccessivo. La presenza di febbre può essere confermata misurando la temperatura quando il cane è rilassato.

La febbre può essere benefica per l’organismo perché ostacola la capacità di riproduzione di virus e batteri. Migliora anche la risposta del sistema immunitario.

Le febbri prolungate, tuttavia, di solito non sono utili. Se la temperatura corporea rimane al di sopra dei 40,5°C per più di un giorno o due, il paziente diventa letargico, perde appetito e può disidratarsi rapidamente. Se la temperatura persiste al di sopra dei 41,1°C (106°F), possono svilupparsi gonfiore del cervello, soppressione del midollo osseo e disturbi della coagulazione.

Le febbri che continuano per più di un giorno sono difficili da gestire per il corpo. Ci sarà un aumento delle richieste metaboliche per mantenere la temperatura più alta. Ciò significa un aumento del fabbisogno di liquidi e calorie. Ricordi il vecchio detto: “Fai il raffreddore di fame, dai da mangiare alla febbre”? Ci sarà anche una maggiore disgregazione dei tessuti muscolari. Una febbre alta persistente che dura per più di 48 ore è considerata grave e potenzialmente pericolosa per la vita.

Quali Sono I Segni Della Febbre?

Un cambiamento nel comportamento del tuo cane potrebbe essere il primo segno che il tuo cane non sta bene. Qualsiasi combinazione dei seguenti sintomi indica che dovresti controllare la temperatura del tuo cane. I segni più comuni di febbre sono occhi rossi o vitrei, brividi, ansimante, naso che cola, diminuzione delle energie, perdita di appetito, tosse e/o vomito.

Come Prendo La Temperatura Del Mio Cane?

Il modo migliore e più accurato per controllare la temperatura del tuo cane è usare un termometro digitale per via rettale. Alcuni negozi di animali vendono termometri realizzati solo per animali domestici, ma qualsiasi termometro digitale può essere utilizzato per via rettale. Tienilo separato e chiaramente contrassegnato per quell’uso.

Inizia lubrificando la punta con vaselina (vaselina) o un lubrificante solubile in acqua (gelatina KY). Solleva la coda del tuo cane e di lato e inserisci delicatamente il termometro di circa un pollice nel retto del tuo cane.

Se possibile, chiedi a una seconda persona di assisterti tenendolo sotto le gambe del cane per impedirgli di sedersi. Una volta che il termometro registra una temperatura corporea e emette un segnale acustico, è possibile rimuovere con attenzione il termometro e leggere il numero.

Posso Usare Un Termometro A Infrarossi Per Misurare La Temperatura Del Mio Cane?

Durante la pandemia, abbiamo tutti acquisito familiarità con i termometri a infrarossi senza contatto (NCIT) utilizzati per misurare la nostra temperatura. Questi dispositivi forniscono un metodo rapido e pratico per monitorare la temperatura corporea. Emettono un segnale acustico con una lettura entro pochi secondi.

Gli NCIT sono progettati per essere utilizzati sulla pelle e non leggeranno attraverso la pelliccia. Posiziona il termometro all’interno dell’orecchio del tuo cane o sotto l’inguine o l’ascella, dove il pelo è sottile. Puoi anche sollevare il labbro e leggere le gengive. Il segnale acustico o il ronzio possono essere silenziati se disturbano il tuo cane. Alcuni NCIT sono progettati per essere inseriti nel condotto uditivo. La maggior parte dei cani non sta ferma abbastanza a lungo perché questo metodo funzioni.

Sebbene convenienti e di facile lettura, gli NCIT non sono calibrati per misurare efficacemente la temperatura corporea nei cani. Puoi farti un’idea generale, ma un termometro digitale ti darà una temperatura più precisa.

Che Tipo Di Cose Causeranno La Febbre?

La febbre è spesso il risultato di una risposta del sistema immunitario del corpo. La maggior parte delle cause della febbre deriva da infezioni, cancro o reazioni del sistema immunitario. Le infezioni possono essere batteriche, virali o fungine. I cani che soffrono di ferite cutanee, infezioni dentali, infezioni alle orecchie o infezioni del tratto urinario possono avere la febbre.

L’ingestione di materiali velenosi, come piante tossiche, farmaci o alimenti per umani, può causare pancreatite al tuo cane. Questa è un’infiammazione del pancreas che può far ammalare gravemente il tuo cane. Insieme al vomito, i cani con pancreatite tendono ad avere la febbre alta.

In alcuni casi, il motivo della febbre non può essere determinato facilmente. Questo è spesso indicato come febbre di origine sconosciuta o FUO. Questi casi possono avere una malattia del sistema immunitario, un disturbo del midollo osseo o un cancro come motivo della febbre.

Come Posso Sapere Se Il Mio Cane Ha La Febbre Senza Usare Un Termometro?

Se pensi che il tuo cane abbia la febbre, ma non hai un termometro a portata di mano, ci sono altri modi per controllare. Innanzitutto, dovresti vedere se il tuo cane ha qualcuno dei sintomi della febbre sopra elencati, come letargia, perdita di appetito, tosse o vomito. Questi sono segni di febbre o di un altro grave problema di salute.

Puoi sentire le orecchie del tuo cane. L’orecchio di un cane è solitamente caldo alla base e fresco alla punta. Se le orecchie del tuo cane sono anormalmente calde, anche sulle punte, questa è un’indicazione che la temperatura corporea del tuo cane è al di sopra dell’intervallo normale e nella zona della febbre.

Puoi anche controllare il naso del tuo cane. Un naso secco non sempre significa febbre, ma se il naso è freddo e umido, è improbabile che la temperatura corporea sia elevata. Lo scarico verde o giallo dal naso è il segno di un’infezione nasale che può essere accompagnata da febbre. Questa condizione dovrebbe essere esaminata dal veterinario il prima possibile.

Le gengive del tuo cane dovrebbero essere umide e rosa. Se sono asciutti, caldi e rossi, il tuo cane potrebbe avere la febbre. Infine, puoi controllare l’inguine e le ascelle del tuo cane. Se sono caldi o gonfi, il tuo cane probabilmente ha la febbre e dovrebbe essere visto dal tuo veterinario.

Come Devo Prendermi Cura Del Mio Cane Con La Febbre?

Se il tuo cane ha una febbre di 41,1 °C (106o F) o superiore, devi cercare immediatamente un’assistenza veterinaria di emergenza. Se la febbre è più bassa, puoi provare ad abbassare la temperatura corporea del tuo cane applicando acqua fredda con un asciugamano o un panno imbevuto sulle orecchie e sulle zampe del tuo cane. Anche mettere un ventaglio davanti al cane aiuterà. Monitorare la temperatura e interrompere l’applicazione dell’acqua quando la temperatura scende al di sotto di 39,4°C (103oF). Continua a monitorare attentamente il tuo cane per assicurarti che la febbre non aumenti di nuovo.

La Lesmaniosi può essere prevenuta con il vaccino

Se i nostri animali domestici potessero avere il dono della parola, vedendo la gabbietta pronta sull’uscio di casa o il guinzaglio preso con fare sospetto, non spenderebbero di certo parole d’amore nei confronti del loro “umano” preferito, una volta intuito che la destinazione finale è il veterinario. Eppure, il loro “nemico immaginario” è proprio colui che assicura ai nostri compagni di vita una buona salute, prevenendo delle gravi patologie o curando i loro acciacchi.

Ma ogni quanto effettuare dei controlli veterinari? “Consiglio di effettuare dei controlli annuali – spiega Antonio Seminara, direttore sanitario della clinica Cataniavet – perché molte delle sintomatologie sono subcliniche e possono essere individuate solo facendo una visita. Consigliamo, per i pazienti geriatrici, sopra i 6 anni, dei controlli periodici anche a livello biochimico, con radiografie che possano individuare la presenza di forme neoplastiche o altre patologie”.

Ma perché è importante eseguire le vaccinazioni? “E’ bene farle a partire dai 35 giorni di vita nel caso di cani, concludendo il ciclo entro i 4 mesi, – continua Seminara – e a partire dal secondo mese con richiamo annuale per i gatti. Con i vaccini si possono prevenire malattie gravi, come la gastroenterite, il parvovirus, la panleucopenia felina, o addiruttura la leishmaniosi nel cane”. Anche la sterilizzazione è importantissima, sia per i maschi che per le femmine. Si evitano in questo modo neoformazioni mammarie o patologie che si manifestano a livello uterino. Potrebbero persino portare alla morte il nostro animale domestico”.

La clinica veterinaria Cataniavet è un riferimento sicuro per chi abita nel capoluogo etneo o nei paesi dell’hinterland. Il dottor Antonio Seminara ed il suo team si occupano a 360 gradi della salute dei nostri amici animali. Qui possono essere svolti esami semplici e complessi per cani, gatti e animali esotici, grazie ai servizi di medicina interna, dermatologia, laparoscopia, esami del sangue. La moderna struttura su due piani è pronta ad affrontare ogni tipo di evenienza, contando su ben due sale operatorie.

Per i clienti di Cataniavet è disponibile anche una specifica assicurazione sanitaria che copre le spese mediche, in modo tale da poter sempre e comunque garantire un’adeguata assistenza agli animali domestici in caso di difficoltà o emergenza. Si chiama Baboop ed è il piano di copertura per animali semplice e completamente su misura: un’assistenza in convenzione con massimali che possono coprire interventi chirurgici, spese veterinarie e responsabilità civile. Cosa vuol dire convenzione? Significa che Baboop paga direttamente la clinica convenzionata e il cliente non deve più anticipare le spese veterinarie.

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Greenpeace, l’Olanda riduce del 30% gli animali allevati

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(ANSA) – ROMA, 21 FEB – Il governo olandese ha reso noti i suoi piani per dimezzare le emissioni di azoto nazionali entro il 2030, anche attraverso la riduzione del 30% dei capi allevati.

Lo comunica Greenpeace in una nota che spiega come sia “il primo Paese in Europa a prendere questa strada, che il mondo scientifico indica ormai da tempo, avvertendo che le soluzioni tecnologiche non sono sufficienti a ridurre gli impatti del settore zootecnico, se non si interviene anche sul numero e sulla densità degli animali allevati”. L’accordo stanzia 25 miliardi di euro per non lasciare soli gli allevatori e accompagnare questa transizione.
    A maggio 2021 Greenpeace Olanda aveva inviato al governo una lettera di messa in mora per il mancato rispetto della Direttiva Habitat, che impone agli Stati membri di adottare misure appropriate per arrestare il deterioramento degli habitat naturali e aveva minacciato di portare lo Stato in tribunale, come sta avvenendo in diversi Paesi europei per l’inadempienza verso la crisi climatica. L’Italia, continua l’associazione, è tra i Paesi europei oggetto di procedure di infrazione per il mancato rispetto della direttiva nitrati, proprio a causa della zootecnia intensiva. E un’inchiesta di Greenpeace in Lombardia ha rivelato come più di un comune su dieci sia a rischio ambientale per eccessivi carichi di azoto. “L’Olanda manda un segnale forte anche agli altri Paesi europei: è ora di agire con coraggio se si vuole davvero fermare la distruzione della natura in Europa e in altre regioni del mondo, visto che i terreni destinati all’alimentazione animale continuano a divorare preziosi habitat naturali”, dichiara Simona Savini della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.
    (ANSA).

Flusso minimo d’acqua nei canali per far abbeverare gli animali

Il problema riguarda molti luoghi nel nostro paese, lasciate dell’acqua per gli animali selvatici

Italia in siccità: non piove da molto tempo e gli animali rischiano la vita  - NonSoloAnimali
Italia in emergenza

La siccità invernale ha ricadute pesanti anche sui piccoli animali selvatici. Molti canali sono secchi e le bestiole che vi si abbeverano soffrono. Così l’amministrazione comunale di Montecchio (Comune capofila del distretto) ha avanzato la richiesta al Consorzio della Bonifica Centrale di avere “un flusso minimo di acqua nei canali funzionale sia per gli animali selvatici che per mantenere puliti i canali ma soprattutto a fini igienico ambientali”, per far defluire liquami e scarichi vari. La Bonifica si è resa disponibile a veicolare in questi giorni flussi d’acqua a partire dal territorio comunale di San Polo attraverso il Canale demaniale d’Enza sino a raggiungere il territorio di Cavriago passando per Montecchio e nelle canaline del Consorzio di Pozzoferrato e Piazza. Così si dovrebbe supplire all’assenza di nevicate e piogge abbondanti.

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Sarebbe giusto riportare in vita un animale estinto?

Gli scienziati stanno mettendo a punto diverse tecnologie per far rinascere esemplari scomparsi, o delle versioni ibride incrociate con specie esistenti, sollevando questioni di natura giuridica, ambientale e morale 

Il topo non sembrava niente di speciale. Aveva gli stessi occhi rossi lucidi e il pelo bianco di qualsiasi altro topo da laboratorio. Certo, il suo dna era stato modificato per renderlo adatto a testare farmaci contro il cancro, ma neanche questo era un fatto insolito. Era il 1988, ed erano passati oltre dieci anni da quando i ricercatori del Salk institute avevano dimostrato che era possibile creare topi geneticamente modificati inserendo dna virale in embrioni di topo. Molti altri animali geneticamente modificati sarebbero stati creati nei decenni successivi, ma nessuno di loro si sarebbe dimostrato così importante – o controverso – come OncoMouse.

Ciò che rendeva OncoMouse notevole erano le scartoffie. Il 12 aprile 1988, l’US Patent and Trademark Office – l’ufficio brevetti degli Stati Uniti – consentì che venisse brevettato, la prima volta per un animale vivente. Il brevetto trasformò un topo – che era stato modificato per essere più predisposto al cancro – in un’invenzione giuridicamente protetta, grazie a un brevetto che impediva a chiunque altro di fare o vendere topi con le stesse modifiche genetiche, perlomeno per i vent’anni di validità del brevetto (che fu concesso alla Harvard University, che passò a sua volta la licenza in esclusiva al principale finanziatore della sua ricerca, l’azienda chimica DuPont). PUBBLICITÀ

Il brevetto cambiò la scienza per sempre. Dopo OncoMouse, gli scienziati fecero a gara per inventare – e brevettare – altri animali che sarebbero stati utili per le loro ricerche. Per lo più si trattava di topi, ma occasionalmente furono brevettate anche altre specie, come nel caso dei conigli ingegnerizzati per essere suscettibili all’infezione da hiv. OncoMouse è stato usato in innumerevoli studi sui tumori al seno e ha aiutato i ricercatori a capire la genetica dietro la predisposizione umana al cancro.

I passaggi cruciali della storia:

Da OncoMouse a Dolly

Ma OncoMouse aveva anche sollevato una domanda scomoda: dove tracciamo il confine tra ciò che appartiene agli esseri umani e ciò che appartiene alla natura? E se possiamo brevettare  gli animali che esistono oggi, cosa ci impedisce di farlo anche per specie che si sono estinte molto tempo fa? È un dilemma morale che richiama direttamente da Jurassic Park, ma con cui avvocati e scienziati stanno facendo i conti nella realtà. Colossal – una startup co-fondata dal genetista di Harvard George Church – vuole far risorgere un mammut lanoso entro i prossimi sei anni. L’amministratore delegato della società, Ben Lamm, è sicuro che sia brevettabile. Ma riportare in vita una specie che ha calpestato la Terra per l’ultima volta quattromila anni fa solleva una serie di interrogativi per i quali gli scienziati sostengono non siamo del tutto preparati. Si può davvero brevettare un mammut? E se si può, dovremmo farlo?

Il tempo per rispondere a queste domande si sta esaurendo: “Stanno succedendo un sacco di cose al momento“, ha raccontato Mike Bruford, un biologo della conservazione della Cardiff University, che ha contribuito a redigere le linee guida sulla de-estinzione del’International union for conservation of nature. Bruford teme che la maggior parte del lavoro di de-estinzione venga fatto da aziende private e che gli scienziati non possano essere sicuri delle loro intenzioni. Quando si tratterà di decidere dove – o se – gli animali estinti saranno liberati in natura, il loro status giuridico conterà moltissimo.

Altri tentativi di clonazione di specie in pericolo hanno avuto più successo. Nel 2020, alcuni scienziati hanno clonato per la prima volta un furetto dai piedi neri. Il clone, un’esemplare femmina chiamato Elizabeth Ann, è la copia genetica di una femmina selvatica chiamata Willa, morta negli anni Ottanta. Una volta diffuso su tutte le Grandi pianure degli Stati Uniti, si pensava che il furetto dai piedi neri fosse estinto, fino a che nel 1981 il cane di un ranch aiutò alcuni scienziati a scoprire una colonia di diciotto esemplari nel Wyoming. Anche se ora ci sono circa 370 furetti dai piedi neri in natura, la specie è ancora estremamente a rischio di estinzione, ed è per questo che gli specialisti della conservazione stanno cercando disperatamente un compagno per Elizabeth Ann.

È estremamente improbabile che vedremo mai un brevetto per Elizabeth Ann o altri animali resuscitati attraverso la clonazione. La maggior parte dei sistemi giuridici rende impossibile brevettare cose che si verificano in natura. Non si può brevettare un animale o una pianta semplicemente perché la si trova per primi: bisogna dimostrare di averli inventati. Elizabeth Ann è – legalmente parlando – un ovvio prodotto della natura. Il suo dna è una copia quasi esatta di quello di Willa: è un duplicato, non un’invenzione. Gli scienziati che clonarono la pecora Dolly nel 1996 speravano di ottenere un brevetto, ma furono respinti proprio per questo motivo.

La clonazione non è però l’unica strada possibile per la de-estinzione. Nel settembre 2021, la startup Colossal ha annunciato di aver raccolto quindici milioni di dollari per riportare in vita il mammut lanoso. Anche se Colossal si presenta come  azienda leader nel campo della de-estinzione – il suo sito web ha un’intera pagina dedicata al termine – la startup non sta propriamente resuscitando i mammut lanosi. Dal momento che non esiste un genoma di mammut che sia abbastanza completo da essere impiantato direttamente in una cellula uovo, la clonazione è fuori questione. Quello che gli scienziati di Colossal vogliono fare invece è usare la loro conoscenza del genoma dei mammut per modificare il dna di un elefante asiatico in modo che assomigli di più a quello dei loro antichi cugini più pelosi.

Non stiamo de-estinguendo il mammut. In sostanza, stiamo de-estinguendo i suoi geni per rendere  gli elefanti asiatici tolleranti al freddo“, ha spiegato l’amministratore delegato di Colossal Ben Lamm. Il risultato finale sarebbe un ibrido elefante-mammut che Lamm descrive come un “mammut funzionale” o un “elefante artico“. Alla fine del processo, Lamm vuole liberare gli elefanti artici nella tundra siberiana, dove spera che aiutino a ricreare l’antico ecosistema della steppa, ripristinare le praterie e contribuire a tenere l’anidride carbonica imprigionata nel permafrost (se ciò accadrà davvero o meno è oggetto di dibattito).

Nonostante la strizzata d’occhio a Jurassic Park, Lamm sostiene che l’obiettivo di Colossal non sia quello di monetizzare direttamente i mammut, ma piuttosto brevettare e concedere in licenza altre tecnologie sviluppate nel percorso. Per esempio, la società potrebbe aver bisogno di creare giganteschi uteri artificiali per far crescere gli ibridi di mammut-elefante, e la tecnologia potrebbe aiutare i bambini umani nati molto prematuramente a sopravvivere. Altre tecniche che Colossal sviluppa per l’editing genico o la conservazione del dna animale potrebbero essere utili per la ricerca scientifica o le attività di conservazione. 

Un progetto della non-profit Revive & Restore, che ha partecipato alla clonazione del furetto dai piedi neri, sta impiegando un approccio di editing genetico simile a quello di Colossal, ma questa volta per riportare il piccione migratore estinto. In entrambi i casi, l’obiettivo non è quello di ricreare perfettamente la specie estinta, ma piuttosto un animale ibrido che sia abbastanza simile da inserirsi nella stessa nicchia ecologica del suo antenato. É possibile che in passato i piccioni migratori fossero gli uccelli più numerosi del pianeta, racconta Ben Novak, uno scienziato che guida il progetto sui piccioni migratori a Revive & Restore. Prima che si estinguessero nel 1914, gli uccelli vivevano in fitti stormi negli Stati Uniti e in Canada, e la loro dieta di semi, frutta e noci ha contribuito alla formazione delle foreste del nord-est degli Stati Uniti. Reintrodurre la specie – o una specie simile – nella zona potrebbe aiutare a proteggerne i fragili ecosistemi forestali.La questione legale

Un approccio ibrido alla de-estinzione potrebbe essere abbastanza fantasioso da riuscire a ottenere un brevetto. Dal momento che gli elefanti-mammut non sono mai esistiti in natura, potrebbero non rientrare nelle norme che escludono i cloni dal brevetto. Un recente articolo nel Journal of Law and the Biosciences ha sottolineato come alcuni esperti giuridici siano sicuri che le specie estinte possano essere brevettate, almeno negli Stati Uniti (nell’Unione europea, i brevetti possono essere negati per motivi morali). Gli autori dell’articolo espongono alcune delle ragioni per cui le aziende potrebbero voler brevettare animali estinti: per esempio, per attrarre gli investitori con la promessa di future ricavi derivanti dalle licenze, per impedire ad altre aziende di lavorare sugli stessi animali e per assicurarsi i diritti esclusivi di esporre l’animale in uno zoo o in un parco.

Ma Andrew Torrance, professore di diritto alla University of Kansas, non è così sicuro che la legge statunitense lo permetterà. Torrance fa riferimento a una battaglia legale su alcuni brevetti che avrebbero dato a una società di test genetici i diritti esclusivi per isolare e sequenziare i geni umani BRCA1 e BRCA2. Le mutazioni di questi geni possono aumentare sensibilmente il rischio di tumore al seno e alle ovaie. Nel 2013, la Corte suprema degli Stati Uniti ha stabilito che dal momento che i due geni si presentano naturalmente, non possono essere brevettati. Un tribunale potrebbe decidere che anche modificare un elefante asiatico per renderlo più simile a un mammut equivale a ricreare qualcosa che esisteva in natura.

Mentre non sappiamo ancora se la de-estinzione sarà possibile, nel caso in cui funzionasse potrebbe essere redditizia. Nel 2013, tre avvocati redassero un lungo documento sostenendo che prima o poi la questione del brevetto avrebbe dovuto essere affrontata. Le aziende di de-estinzione potrebbero volere i diritti esclusivi per esporre gli animali in un parco appositamente costruito, à la Jurassic Park. Un’azienda potrebbe resuscitare l’ara rossa cubana o il parrocchetto della Carolina e vendere gli uccelli agli appassionati di pappagalli desiderosi di pagare un sovrapprezzo per uccelli rari. Alla fine, dice Torrance, la legge dovrà adattarsi ale nuove situazioni, per quanto inverosimili ci sembrino ora.

Le possibili conseguenze sugli ecosistemi

Esiste, naturalmente, una domanda più grande: se anche fosse possibile brevettare le specie rinate, dovremmo farlo? La de-estinzione potrebbe essere vista come una ricompensa per le centinaia di specie che l’uomo ha parzialmente o totalmente portato all’estinzione. Novak pensa che ogni specie eliminata dall’uomo dovrebbe essere vista come un candidato legittimo per la de-estinzione, a patto che ci sia ancora un posto dove possa vivere naturalmente. Per un conservazionista come Bruford, la questione importante è se esiste davvero una nicchia in un ecosistema che deve essere riempita e se, nel caso, una specie resuscitata sarebbe l’opzione giusta.

A volte quella nicchia può essere scomparsa del tutto. Dopo tutto, sono passati migliaia di anni da quando i mammut lanosi vagavano per la Siberia. E piuttosto che riportare in vita specie estinte, un altro modo in cui i conservazionisti potrebbero colmare una lacuna dell’ecosistema è introdurre una specie simile da una zona diversa. Bruford, per esempio, è coinvolto in un progetto per trasferire la tartaruga gigante di Aldabra su un’isola vicino alle Mauritius, allo scopo di colmare il vuoto lasciato dalla tartaruga  locale, ormai estinta. Altri hanno proposto di introdurre una specie di corallo resistente al calore in aree minacciate dal cambiamento climatico.

Se riportassimo animali estinti negli ecosistemi moderni, inoltre, potremmo finire per incorrere in altri gravi problemi, spiega Bruford. I mammut sono animali enormi che si muovono in un’area vastissima. Potrebbero quindi essere difficili da contenere, e non sappiamo se le malattie che potrebbero aver limitato le dimensioni delle popolazioni di mammut esistano ancora oggi. 

C’è poi anche la questione non trascurabile di come verrebbero classificati gli animali estinti. Un elefante asiatico geneticamente modificato sarebbe considerato un mammut, un elefante o una via di mezzo? Finirebbe direttamente nell’elenco delle specie in via di estinzione? O – dal momento che non è mai esistito prima – sarebbe tecnicamente una specie invasiva e vietata nella maggior parte delle aree?

Novak, nonostante sia favorevole alla de-estinzione, non pensa che il settore dovrebbe essere sfruttato a scopo di lucro, o che una specie resuscitata dovrebbe mai essere brevettata. La maggior parte delle sue pubblicazioni scientifiche sono disponibili gratuitamente online e nel caso in cui riuscisse a resuscitarli, Novak dice che non venderà mai i piccioni migratori.

Ma senza investimenti privati, la de-estinzione potrebbe non decollare mai, sostiene Lamm. Colossal dovrà raccogliere ancora più soldi per portare avanti il suo progetto, e Lamm spera che le tecnologie che la startup svilupperà nel percorso vadano a beneficio dell’assistenza sanitaria, della ricerca e della conservazione. 

I brevetti – o almeno il profitto – potrebbero essere il prezzo che i conservazionisti devono pagare. E nonostante respinga con veemenza il modello di de-estinzione a scopo di lucro, anche Novak ha un’idea che vuole brevettare. Si tratta di un piccione geneticamente modificato su cui sarebbe molto più facile eseguire editing genetico rispetto agli uccelli esistenti, che secondo Novak potrebbe far risparmiare un sacco di tempo ai ricercatori. Se la sua idea funzionasse, e gli venisse concesso un brevetto, gli piacerebbe investire i fondi ottenuti con l’invenzione nel suo lavoro sulla de-estinzione: “Dobbiamo fare soldi. Tutto il mondo gira intorno al denaro – ha spiegato –.Quindi vorrei provare a prendere la mia piccola fetta della torta“.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired Uk.https://aa2de8a0c5e3b7b8c441b27b0aafd4b7.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

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Tutti noi possiamo cambiare il nostro stile di vita per aiutare e rispettare il nostro unico pianeta E GLI ANIMALI

Riducendo il consumo di carne si salva l’ecosistema mondiale

l cambiamento climatico, cioè l’innalzamento della temperatura media del Pianeta, è un insieme di problematiche causate principalmente dalle emissioni di gas serra da parte dell’uomo. Nel riscaldamento globale il bilancio energetico, e quindi la temperatura terrestre, vengono modificati a causa della maggiore concentrazione di C02 e altri gas serra, e questo si ripercuote pesantemente sull’uomo e sull’ambiente. Quando si parla di riscaldamento globale, si pensa subito al petrolio, alle industrie, al traffico… sapevate che anche l’alimentazione umana ha un grande impatto sul clima? Infatti, l’allevamento intensivo è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra. Quando provi a calcolare le emissioni di gas serra dovute alla produzione di alimenti di origine animale, realizzi che ci sono diverse ipotesi. Per esempio, quando si parla dell’impatto della produzione di carne sul clima, si parla solo di metano, che viene prodotto dalla digestione degli animali ed è un gas serra? (Il maggior impatto di manzo e agnello è dovuto al fatto che sono ruminanti e dunque emettono grandi quantità di metano durante il processo di digestione). In realtà sappiamo che, per far spazio ai pascoli e alle coltivazioni per sfamare gli animali, vengono distrutte ogni anno foreste e viene rilasciata una grande quantità di monossido di carbonio. Dovremmo tener conto anche di questo. Alcuni studi dicono che adottare uno stile di vita privo di carne, porterebbe a un risparmio di 332 miliardi di tonnellate di CO2, la stessa quantità che è stata emessa negli ultimi 9 anni. Sostituire il 75%di carne e latticini con cereali e legumi, ci permetterebbe di emettere diversi miliardi di tonnellate in meno di CO2 ogni anno. Non è così facile far cambiare stile di vita a tutte le persone del mondo, perché la questione alimentare è un argomento molto complesso.

Occorre che tutti noi si abbia consapevolezza su ciò che dovremmo fare per la nostra vita e per quella degli animali. In fondo gli animali ci forniscono in buona parte del cibo che ci serve: uova, latte, formaggio. E’ proprio necessario ucciderli quando mangiando cereali si potrebbero assumere lo stesso quantitativo di proteine della carne e il nostro fisico starebbe certo meglio in salute?.

Riflettete e riflettete e riflettete….

Mvg