
A pochi giorni dalla notizia del divieto di macellazione dei cavalli giunta dalla Grecia, in Sicilia, e per l’ennesima volta nel Messinese continua l’abbattimento di animali sani solo perché trovati senza tracciabilità.
La Sicilia sembra non volersi adeguare alla normativa europea modificata dal 14 dicembre 2019 che tutela il benessere animale alla pari della salute pubblica.
Grazie all’aiuto di numerose associazioni animaliste come Allies for Liberation, Enpa e la Rete dei Santuari animali liberi molteplici sono state le richieste di affidamento inviate da strutture con requisiti in regola (fattorie didattiche e rifugi privati) provenienti dal meridione e in particolare dalla Sicilia (Catania, Enna, Caserta etc) finora rimaste senza risposta da parte delle Asp di competenza.
“È incomprensibile – si legge in un comunicato congiunto – come in nome di questa “tracciabilità” si possa negare la possibilità di una vita serena a degli animali totalmente innocui per la salute pubblica (sani dal punto di vista sanitario con prelievi di legge regolari) alla luce anche del fatto che le strutture le mantererebbero a vita a loro spese (senza produzione di carne o latte).