Dalle strade ai passi “umani”: i rumori “antropici” come influenzano gli animali? Lo studio di Fem: “Su grilli e cicale incidono sulla loro riproduttività”

Il lockdown ha stimolato l’interesse del mondo scientifico verso le risposte degli animali al paesaggio sonoro e la loro reazione al rumore antropico. Lo studio viene condotto con strumenti come “particolari registratori, accelerometri e microfoni” che consentono di “ascoltare” l’ambiente. Cagnacci: “Diminuzione o invasione di una specie? Così capiamo il perché”

TRENTO. Cicale e grilli come modificano i loro comportamenti quando sentono i nostri passi? E gli altri animali quando sentono rumori “antropici” come strade e lavori? Sono queste le domande che si pongono i ricercatori di Fem, promotrice di un innovativo confronto sui temi della bioacustica e biotremologia.

Il lockdown conseguente alla pandemia di Covid ha stimolato l’interesse del mondo scientifico verso le risposte degli animali al paesaggio sonoro, in particolare la loro reazione al rumore antropico, cioè provocato dalle attività dell’uomo. Negli scorsi giorni il tema al centro del workshop di Fem sono stati i segnali acustici e vibrazionali nel mondo animale.

Gli esseri umani con le loro attività modificano il paesaggio sonoro e vibrazionale in modo importante, andando a influenzare il comportamento degli animali selvatici. Suoni e vibrazioni, insieme altri segnali, come luce, colori e odori, compongono il più complesso “paesaggio sensoriale” degli animali.

“Alcuni insetti al passaggio degli uomini smettono di ‘cantare’, o meglio emettere vibrazioni – spiega Francesca Cagnacci, responsabile dell’Unità di ecologia animale di Fem, intervistata da Il Dolomiti – il loro comportamento cambia anche sull’aspetto riproduttivo. Dalle nostre voci al rumore della strada a quello dei lavori, come impatta tutto questo sugli animali?”.

Lo studio viene condotto attraverso specifici strumenti quali particolari registratori, accelerometri e microfoni” che consentono di “ascoltare” l’ambiente e le sue vibrazioni: “Non è un sistema acustico attivo ma passivo“. L’obiettivo? “Capire la biodiversità per poterla preservare – dice la ricercatrice -. Per esempio comprendere i problemi legati alla diminuzione di una specie o perché al contrario alcune diventano invasive. Non si parla solo di insetti: la ricerca comprende anche animali come gli ungulati“.

“Aumentare le conoscenze su questi argomenti –  affermano Cagnacci insieme a Valerio Mazzoni, responsabile dell’Unità protezione delle piante – di grande interesse per la conservazione implica affinare la capacità dei ricercatori di acquisire dati sul paesaggio sensoriale“.

Al Centro Ricerca e Innovazione, spiegano i ricercatori, “abbiamo molta esperienza nello studio delle risposte animali agli stimoli antropici utilizzando ad esempio collari Gps e trappole fotografiche”. Di qui la necessità di includere nuovi sensori e dunque nuove variabili per meglio definire l’interazione tra animali e ambiente.

Nel workshop si è parlato per la prima volta di integrare ai segnali acustici, già noti nel panorama scientifico, i segnali vibrazionali. A questo proposito Fem ha acquisito nel corso degli anni una grande competenza sulla biotremologia, la disciplina che si occupa della comunicazione vibrazionale animale, che finora è stata applicata principalmente agli agroecosistemi, ma che da adesso verrà impiegata anche in campo ecologico per la rilevazione delle vibrazioni ambientali.

All’evento hanno preso parte i ricercatori del Centro Ricerca e Innovazione, ma anche ospiti di rilievo internazionale, tra cui il professor Thierry Legou della Aix-Marseille Université (Laboratorio Linguistico) e il professor Gianni Pavan dell’Università di Pavia (Cibra).

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