QUATTRO VELENI MORTALI PER I VOSTRI ANIMALI

I rodenticidi è un pesticida usato per eliminare, prevenire e allontanare l’azione dei roditori. Al tempo stesso, questi rappresentano uno dei motivi più frequenti di avvelenamento tra gli animali domestici. Ad avvalorare quello che stiamo dicendo, c’è la testimonianza del centro antiveleni italiano che afferma che questa cosa, e che rappresenta il 27,6% delle chiamate ricevute (1).

Negli Stati Uniti, più di 100 decessi di animali domestici causati da rodenticidi vengono segnalati ogni anno all’EPA, l’Agenzia per la protezione ambientale (2) e probabilmente molti altri non vengono denunciati. I rodenticidi sono anche entrati nella lista delle 10 tossine più pericolose per gli animali domestici stilata dall’ASPCA nel 2019, posizionandosi al settimo posto. I casi di esposizione ai rodenticidi sono aumentati in quell’anno, rappresentando il 6,8% di quelli presi in carico dall’Animal Poison Control Center (3).

Cosa Rende così Pericolosi i Rodenticidi?

Ciò che rende i rodenticidi così pericolosi sono senza dubbio le loro piccole dimensioni, che possono essere facilmente masticate da cani e gatti, e il loro uso diffuso. Blocchi o prodotti a base di cereali, sono utilizzati da tutti per combattere questo problema dei roditori, e quindi è possibile trovarli disseminati in case, garage, fienili, fattorie, parchi e aree naturali.

Sebbene molti prodotti appaiano simili, possono contenere ingredienti attivi molto diversi, che influiscono sul tipo di trattamento necessario. Se il tuo animale domestico ingerisce rodenticida, conserva la confezione o cerca di fornire una descrizione accurata di come appariva al tuo veterinario, per aiutarlo ad identificare di che tipo preciso

Quattro Rodenticidi Comuni a cui Prestare Attenzione

Un cane che e accarezzato

Di  seguito sono riportati i quattro rodenticidi più comuni di cui tutti i proprietari di animali domestici dovrebbero essere a conoscenza (4). È meglio evitare di usare questi prodotti in casa o in giardino, poiché gli animali domestici sono bravissimi a scovarli, anche quando si è convinti di averli messi fuori dal loro raggio di azione.

Gli animali domestici, per non parlare della vegetazione circostante, possono anche essere avvelenati dai rodenticida.

1. Anticoagulanti

Questi possono essere sia a breve durata d’azione (warfarin) che a lunga durata (brodifacoum e bromadiolone) e agiscono inibendo la vitamina K1 epossido reduttasi, che riduce i fattori di coagulazione, con conseguente sanguinamento incontrollato. I segni di emorragia interna includono letargia, tosse, difficoltà respiratorie e gengive pallide. Possono anche verificarsi vomito, diarrea, sangue dal naso, lividi, sangue nelle urine e sanguinamento dalle gengive, sebbene meno comuni come sintomi.

I rodenticidi anticoagulanti sono stati vietati per uso residenziale dal 2011, ma se il tuo animale domestico è esposto, il trattamento richiede vitamina K1 per via orale, per un periodo da cinque a 30 giorni. Mentre i gatti raramente soffrono di avvelenamento da anticoagulanti, i cani possono essere molto sensibili a questa cosa e possono essere avvelenati anche ingerendone una quantità molto piccola.

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2. Colecalciferolo (vitamina D3)

Secondo la Pet Poison Helpline: per cani e gatti, questo è uno dei rodenticidi più pericolosi sul mercato e sta guadagnando popolarità principalmente a causa delle restrizioni dell’EPA sui rodenticidi anticoagulanti di seconda generazione (5). I sintomi di avvelenamento includono debolezza, letargia, diminuzione dell’appetito e alitosi, con insufficienza renale acuta, che si sviluppa due o tre giorni dopo l’ingestione. Sebbene non esista un antidoto specifico, alcuni animali rispondono a un trattamento aggressivo che include liquidi e farmaci EV per ridurre la concentrazione di calcio nel corpo.

Un cucciolo esaminato da un veterinario

3. Bromethalin

Questo rodenticida è neurotossico e causa edema cerebrale o accumulo di liquidi intorno al cervello. Possono verificarsi tremori, mancanza di coordinazione, convulsioni, paralisi e morte, con sintomi che si sviluppano da due ore a quattro giorni dopo l’ingestione.

Carbone attivo, liquidi EV e farmaci, sono necessari per ridurre l’edema al cervello. I gatti sono particolarmente sensibili ai rodenticidi brometalina.

4. Fosfuri di zinco e alluminio

Questi veleni producono gas tossici e sono spesso usati in esche per talpe e geomidi, ma possono anche essere trovati in esche per ratti e topi. Quando ingerito, viene rilasciato gas fosfina che può causare gonfiore allo stomaco, vomito, dolore addominale, shock, convulsioni e danni al fegato. Dare antiacidi subito dopo l’ingestione, può aiutare a ridurre la quantità di gas prodotto, ma è necessaria un’assistenza veterinaria immediata per decontaminare lo stomaco dell’animale. Anche il personale veterinario è a rischio a causa dei fumi che possono essere rilasciati durante questo processo o anche dal vomito dell’animale.

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Pet Poison Helpline ha osservato che: “La dose tossica è molto piccola e quasi tutti gli animali che ingeriscono questo veleno devono essere visitati da un veterinario. Se l’animale vomita in macchina mentre è in viaggio verso la clinica veterinaria, i finestrini devono essere aperti per evitare l’inalazione di fosfina gassosa “ (6). Se ritieni che il tuo animale abbia ingerito rodenticida, richiedi immediatamente assistenza veterinaria di emergenza, fornendo quante più informazioni possibili sul prodotto ingerito.

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Relivel

  •  Maggiori infodisintossica tutto il corpo in maniera olistica;non riduce vitamine, minerali e batteri benefici;combatte tutte le fonti di inquinamento moderno;per cani e gatti.

Soluzioni non Tossiche per il Controllo dei Parassiti

Un cane sotto shock

Se hai animali domestici, mettere rodenticidi dentro o intorno alla tua casa è un rischio che non vale la pena correre. Le opzioni non chimiche come le trappole di colla e le trappole a scatto, non sono una buona alternativa, poiché causano notevoli sofferenze agli animali nel caso ci finiscano dentro.

Invece, il consiglio da seguire è quello di posizionare una trappola viva chiamata Havahart®. Si tratta di una trappola umana che cattura topi, ratti o altri roditori, in modo da poterli rimuovere da casa senza usare tossine o avvelenare l’ambiente. Se posizioni trappole vive, assicurati di controllarle almeno una volta al giorno. I topi dovrebbero quindi essere rilasciati in sicurezza, idealmente in un altro luogo, magari al chiuso, poiché secondo la Humane Society degli Stati Uniti, i topi domestici e i roditori che hanno vissuto negli edifici per tutta la vita, avranno scarse possibilità di sopravvivere all’aperto.

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Se possibile, trasferisci i topi in una dependance come un capanno o un garage (7). Se questo può suonare molto strano, bisogna considerare che anche i topi meritano compassione e, anche se di certo non si ha voglia di invitarli in casa, vivono a fianco degli umani, con poche conseguenze, da migliaia di anni. Per proteggere i tuoi animali domestici dai rodenticidi che potrebbero incontrare fuori casa, tienili al guinzaglio quando sei in strada e soprattutto in luoghi sconosciuti. Non lasciare che il tuo animale domestico consumi roditori selvatici, che potrebbero essere contaminati da veleni rodenticidi.

FONTE

Perchè il cane mangia tutto quello che trova? Che cosa fare

Questo articolo è stato pubblicato il maggio 10, 2023 da Matea.

Alcuni cani possono sembrare degli aspirapolvere: spazzano via tutto ciò che trovano per terra, sul tavolo o sul balcone, senza mostrare alcuna esitazione o disgusto. Sembrano costantemente affamati, sempre pronti a mangiare qualsiasi cosa, sempre e ovunque, anche dopo un pasto completo.

Quando il cane mangia tutto quello che trova, incluse le sostanze non alimentari, si dice che è affetto da pica. Questo comportamento si differenzia dalla sottrazione o dal rosicchiamento di oggetti, che non prevedono l’ingestione degli stessi.

I cani che soffrono di pica generalmente introducono nello stomaco: sassi, plastica, carta, sabbia, bastoni, calzini, spesso oggetti strani, disgustosi e pericolosi, insomma mangiano qualunque cosa possano trovare in giro.

Questo comportamento è abbastanza frequente nei cuccioli e nei cani giovani e può rientrare nel normale comportamento esplorativo. I cani hanno bisogno di conoscere e raccogliere le informazioni, la bocca è per loro come per noi le mani, quindi masticare, e talvolta inghiottire, è il loro modo di esplorare l’ambiente che li circonda. Talvolta, però, inghiottire alcune cose può metterli nei guai e persino portare a blocchi o avvelenamenti. Per questo motivo è bene fornire loro un ambiente protetto e sicuro, dove possano manipolare con la bocca solo oggetti non pericolosi e che non possano essere ingeriti.

Se invece la pica viene manifestata da soggetti adulti, allora le cause possono essere diverse. In alcuni casi può trattarsi di un comportamento scorretto del cane e allora è necessario modificare la gestione dell’animale, impedendogli l’accesso alle sostanze che potrebbe ingerire, poi insegnandogli a lasciare a comando, cercando di prevenire e riportandolo verso comportamenti corretti.

Pica e Problemi Comportamentali

La pica può essere, a volte, il segnale di un problema comportamentale, in cui la scelta di oggetti specifici da parte di alcuni individui adulti può rappresentare una forma di disturbo compulsivo, che spinge il cane a ignorare qualsiasi tipo di attività a favore del masticare e ingerire oggetti.

La pica può essere causata da disturbi del comportamento come: ansia o stress, noia, mancanza di stimolazione o esercizio fisico, depressione, frustrazione o mancanza di socializzazione.

In tutte le situazioni in cui è riconducibile a una patologia comportamentale, questa va trattata. La pica può essere anche attivata da alcune patologie.

Pica e Malattie

cane in letargia

È importante sapere che ci sono anche alcune cause organiche che possono far sì che un cane si senta affamato tutto il tempo. Questa condizione è nota come polifagia. Soprattutto se la pica insorge improvvisamente in cani adulti o anziani, la causa potrebbe essere ricercata in malattie endocrine o gastroenteriche, che infatti determinano un’alterazione del comportamento alimentare inducendo questo disturbo. Anche alterazioni a livello encefalico, come la presenza di masse tumorali, possono causare comportamenti anomali e improvvisi, tra cui la pica. La polifagia può essere causata dall’insorgenza di:

Diabete: dal momento che il corpo di un cane diabetico non può regolare i propri livelli di zucchero nel sangue, mangia qualsiasi cosa per cercare di compensare gli squilibri di zuccheri nell’organismo. Leggi anche: “Sintomi e segni del diabete nei cani”.

Ipertiroidismo: è una malattia causata da una sovrapproduzione di tiroxina, un ormone tiroideo che aumenta il metabolismo nel corpo.

Leggi anche:” Le Migliori Erbe e Cibo per Tiroidite nel Cane/Gatto”.

Sindrome di Cushing: è una malattia endocrina, conosciuta anche come iperadrenocorticismo. I cani con questa malattia hanno una sovrapproduzione di cortisolo (corticosteroide) nel sangue, interessando l’ipofisi e le due ghiandole surrenali. La malattia è piuttosto frequente nel cane anziano e rara nel gatto.

Leggi anche: “Come contrastare la sindrome di Cushing negli animali naturalmente”.

Presenza di parassiti intestinali: i nemici principali dei nostri animali sono i parassiti e i vermi, alcuni di questi sono anche portatori di gravi problemi di salute. Se l’animale domestico è cronicamente infetto, può essere soggetto a infiammazione gastrointestinale cronica e disbiosi.

Leggi anche: “Parassiti e vermi sono i principali trasmettitori di malattie per gli animali?”.

Ma Pica e Sindrome da Malassorbimento

Infine esiste anche la possibilità che il cane che mangia di tutto abbia la sindrome da malassorbimento, con questo disturbo s’intende che il tratto gastrointestinale del cane non può assorbire correttamente i nutrienti presenti nel cibo.

Questo fattore può essere derivato dall’accumulo di tossine nell’intestino dell’animale, il quale non riesce ad utilizzare tutti i nutrienti. Attraverso l’apparato digerente e il colon le tossine vengono eliminate. Quando l’apparato digerente non funziona bene potrebbe complicare l’eliminazione delle tossine dall’organismo.

Generalmente l’animale con problemi di malassorbimento, anche se ha una perdita di peso, ha un appetito vorace e continuerà a mangiare di tutto, per sopprimere le mancanze nutrizionali.

Un assorbimento non corretto delle sostanze nutritive porta a carenze nutrizionali, spesso causa di malattie croniche (1) (2).

Leggi anche: “I 9 Modi per Preservare la Salute al Cane o Gatto”.

Occorre, in casi di malassorbimento intestinale, cambiare alimentazione, offrendo al cane una alimentazione sana, possibilmente disidratata o pressata a freddo con ingredienti di grado alimentare umano, senza aggiunta di additivi, conservanti e coloranti. Aggiungere al cibo i probiotici, per equilibrare la flora batterica, e gli enzimi. Molto utile anche una disintossicazione con delle erbe, per aiutare l’organismo a espellere l’accumulo di tossine.

Le migliori erbe per la disintossicazione sono:

la radice di Bardana: leggermente amara lenisce il tratto gastrointestinale e stimola la cistifellea, determinando il rilascio di succhi digestivi e la secrezione della bile per una corretta digestione (3);

l’Origano: disintossica i polmoni e protegge contro raffreddori, influenza e altre infezioni virali (4);

Cardo mariano e il tarassaco: possono essere di grande aiuto per il fegato dell’animale domestico, in quanto queste erbe proteggono il fegato dalle tossine e lo rigenerano, aiutando a ripararne le cellule e promuovendone la rigenerazione (5) (6);

Mallo di noce nera: ha proprietà antiparassitarie, antibatteriche e antimicotiche (7).

Queste erbe in sinergia tra di loro costituiscono un ottimo rimedio per la disintossicazione generale dell’organismo degli animali domestici.

Leggi anche: “8 Motivi per disintossicare cane e gatto”.

Attenzione alla Sicurezza

Se hai un cane con pica, ricordati che gli oggetti estranei ingeriti possono causare ulcerazioni interne, irritazione gastrointestinale e blocco nell’intestino.

L’ animale domestico potrebbe avere uno o più dei seguenti sintomi, dopo aver ingerito un oggetto non commestibile: vomito, diarrea e alito cattivo cronico.

Se c’è un blocco nel tratto gastrointestinale i sintomi possono includere: stitichezza, contrazioni addominali e bava in eccesso. In questi casi occorre portare l’animale dal veterinario, al più presto.

È bene assicurargli un ambiente protetto, dove possa manipolare con la bocca solo oggetti non pericolosi e che non possano essere ingeriti.

Fonte

LA NUTRIA “CICCIO” UCCISA IN UN PARCO, IL TRIBUNALE DI MODENA: “NO ALL’ARCHIVIAZIONE, SI INDAGHI PER SCOPRIRE CHI È STATO”. LA LAV ESULTA


L’animale, che faceva parte di una colonia su cui era stato avviato un progetto di sterilizzazione, era stato trovato agonizzante e dalla radiografia erano emersi due pallini esplosi con armi ad aria compressa. L’associazione animalista: “Non esistono animali di serie Z, hanno diritto alla vita come tutti gli altri. (Fonte: Repubblica LA NUTRIA “CICCIO” UCCISA IN UN PARCO, IL TRIBUNALE DI MODENA: “NO ALL’ARCHIVIAZIONE, SI INDAGHI PER SCOPRIRE CHI È STATO”. LA LAV ESULT

🟥 FONTE

Scopriamo perchè solo pochi animali si riconoscono allo specchio?

Secondo un recente studio, gli animali che non superano il test dello specchio, utilizzato per testare il grado di consapevolezza di sé, potrebbero fallire per dei limiti intrinseci al test stesso.

Provate ad immaginare di avere qualcosa sulla vostra fronte o in mezzo ai denti e, attraverso la vostra immagine riflessa dinanzi ad uno specchio, riuscite ad accorgervene e a rimuoverla. Quest’operazione così semplice dimostra in realtà che gli esseri umani sanno riconoscersi e sanno distinguersi dagli altri individui: in altre parole siamo autocoscienti e abbiamo consapevolezza di noi stessi.

Questa capacità viene ricercata e studiata nelle altre specie animali imitando l’esempio appena scritto e seguendone la stessa logica tramite il cosiddetto test di riconoscimento allo specchio (“Mirror-self recognition”), con l’obiettivo di dimostrare la presenza di consapevolezza di sé e di autocoscienza negli animali non umani. In realtà, sono poche le specie animali che ad oggi superano questo test come ad esempio scimpanzé, cavalli, oranghi, elefanti, delfini tursiopi, le gazze e anche il pesce pulitore. Altri animali hanno invece mostrato di fallire.

Come mai così pochi animali si riconoscono allo specchio? Sono davvero incapaci di oppure il modo in cui è preparato il test non è adatto alle loro caratteristiche etologiche?

In uno studio pubblicato sulla rivista Primates, un gruppo di ricercatori si è posto il problema cercando di capire se effettivamente essere autocoscienti è una capacità molto rara nel regno animale, oppure se la sua rarità si potrebbe spiegare con la nostra incapacità nel saperla studiare e ricercare in maniera adeguata negli altri animali. Forse siamo noi che costruiamo  dei test che non sono fatti su misura per gli animali stessi e non sono loro che non sono capaci di dimostrare il possesso di quelle capacità di cui cerchiamo di dimostrare la presenza.

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Ad esempio, una delle criticità sottolineate dai ricercatori è legata al tipo di rilevanza ecologica che lo stesso può avere per gli animali così come il modo in cui viene presentato. Il test dello specchio è stato infatti sviluppato da una prospettiva umana che in realtà non ricalca fedelmente il contesto ecologico in cui gli animali che testiamo vivono e si sono evoluti.

Nel test infatti viene chiesto agli animali di riconoscere loro stessi con l’ausilio di uno specchio che viene posto solitamente in verticale, mentre in un contesto naturale gli animali tendenzialmente trovano specchi naturali come le superfici d’acqua praticamente sempre in orizzontale, al suolo. Proviamo a vederla dal nostro punto di vista, agiremo probabilmente nello stesso modo anche noi: immaginate di dovervi guardare allo specchio e di dovervi comportare in maniera tale da rimuovere un oggetto posto sulla vostra fronte, potreste non essere interessati e rinunciare a farlo nel momento in cui lo specchio che dovete utilizzare non presenta caratteristiche tali a soddisfare le vostre esigenze. Di certo sarebbe illogico pensare che sulla base di ciò non siete consapevoli di voi stessi.

Ciò ha potenzialmente introdotto un pregiudizio antropocentrico nel test dello specchio che può viziare l’interpretazione dei risultati stessi degli studi dove viene applicato. Noi pensiamo che gli animali non si riconoscano guardando la loro immagine riflessa, mentre in realtà potrebbero semplicemente fallire il test perché per loro vedersi riflessi su una superficie verticale non rappresenta la norma a cui sono abituati o più in generale non è lo scenario ambientale adeguato che permette l’emergenza del loro naturale comportamento.

Insomma, i limiti del test dello specchio potrebbero presentare dei risultati cosiddetti “falsi negativi“, ovvero che mostrano l’assenza di un fenomeno pur non essendo quest’ultimo realmente assente, solo perché non stiamo guardando e studiando gli animali nella maniera corretta.

Per provare a correggere questo possibile errore, gli autori hanno tentato di applicare una variante del test dello specchio sui cebi dai cornetti, animali che hanno già dimostrato di non essere in grado di riconoscersi allo specchio, utilizzando delle superfici riflettenti poste in orizzontale, ma nonostante ciò, i cebi non sono comunque riusciti a superare il test anche con la nuova variazione introdotta.

Anche se i cebi dai cornetti hanno mostrato nuovamente di non sapersi riconoscere allo specchio, il dubbio sollevato dai ricercatori e la modifica del test dello specchio che hanno proposto meritano di essere approfonditi in futuro negli animali che sono stati sottoposte al test e che non sono riusciti a superarlo, con l’obiettivo di confermare o smentire tale risultato.

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La moda degli animali brachicefali è pericolosa

photo by Sébastien Lavalaye on Unsplash

Arriva da Save the Dogs and other Animal un appello a vip e influencer perché «la moda degli animali brachicefali è pericolosa, servono più informazione e consapevolezza». Si tratta delle razze di cani e gatti (french bulldog o scottish fold per esempio) frutto di una selezione fatta dall’uomo e che li costringe a una vita penosa. L’emulazione dei fans però rischia di aumentare la loro richiesta e di conseguenza il traffico illegale di cuccioli in arrivo dai Paesi dell’Est Europa

Nei secoli gli uomini attraverso gli incroci hanno selezionato i propri animali da compagnia, soprattutto cani e gatti perché rispondessero ai propri gusti. In questo modo hanno esasperato caratteristiche per così dire “innaturali”. Sotto gli obiettivi negli ultimi tempi sono finiti, per fare un esempio: bulldog inglesi e francesi, carlini ma anche gatti persiani o scottish fold che sono alcune delle razze preferite da Vip e influencer come Chiara Ferragni e Federica Pellegrini. Profili con milioni di followers che rendono queste razze di gran moda, innescando comportamenti di emulazione.
L’ultimo in ordine di tempo a esporre il proprio quattrozampe – sottolinea una nota dell’associazione Save he Dogs – è Gianni Morandi, che nei giorni scorsi si è fatto immortalare su Instagram con un gattino di razza british shorthair, facendo letteralmente impazzire i suoi fan. Ma cosa hanno in comune tutti questi animali? Appartengono alla categoria dei brachicefali, cioè a quelle razze in cui il muso risulta schiacciato e il cranio tondo, caratteristiche somatiche frutto di una selezione genetica che ha un unico scopo: rispondere a canoni estetici che piacciono e che quindi incrementano le vendite.

«Sono proprio le razze brachicefale, selezionate per assomigliare a eterni cuccioli con sembianze “umane”, che secondo i veterinari di tutto il mondo hanno i maggiori problemi a condurre una vita normale», commenta Ermanno Giudici, esperto di queste problematiche che da tempo segue la questione del maltrattamento genetico. «L’esistenza di molti di questi animali è penosa e i medici ne sono i primi testimoni, perché sono migliaia gli animali che hanno bisogno di cure importanti per poter sopravvivere, quando non addirittura di interventi di chirurgia plastica per poter respirare».

La brachicefalia comporta una ridotta qualità della vita per cani e gatti a causa dei problemi respiratori dovuti alle anomalie anatomiche (narici troppo strette, difetti al palato), ma determina anche traumi agli occhi, dermatiti e cardiopatie. Patologie gravi – sottolinea l’associazione – , che hanno portato alcuni Paesi come l’Olanda e la Norvegia a vietare gli allevamenti di alcune di queste razze, la cui domanda è cresciuta ovunque in modo esponenziale proprio grazie ai social media e agli influencer.

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Photo by Đồng Phục Hải Triều on Unsplash

«Nonostante i problemi di salute che coinvolgono queste razze, la loro popolarità non sembra destinata a diminuire, anzi: i vip, esibendoli con superficialità sui propri canali social, non fanno che aumentare questo fenomeno, con tutte le sofferenze che esso produce. Chi raggiunge il grande pubblico e ispira i consumi di milioni di persone deve essere consapevole delle conseguenze di ciò che comunica: gli animali non possono essere trattati alla stregua di accessori di moda. Sono creature portatrici di diritti e serve maggiore consapevolezza e preparazione quando vengono mostrati, magari proprio per aumentare i like e le interazioni», commenta la presidente di Save the Dogs, Sara Turetta.

L’esposizione mediatica di alcune razze ha determinato una crescita di allevamenti amatoriali totalmente privi di controllo, che vanno ad alimentare il traffico illegale di cuccioli in arrivo dai Paesi dell’Est Europa, proprio per far fronte ad una domanda crescente anche perché, ricorda ancora Turetta: «Oltre a Vip e influencer, hanno un ruolo determinante anche altri media come il cinema o la pubblicità, dove i brachicefali o altre razze “estreme” sono spesso le protagoniste». Per questo, conclude la presidente «serve un codice di autoregolamentazione per avere consapevolezza di quello che un post o una foto possono generare. E ricordiamoci che tutto ciò accade in un’Italia dove canili e gattili scoppiano di animali abbandonati, cosa che rende tutto ciò ancora più paradossale».

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Sonno nei cani malati di Alzheimer: cani e esseri umani soffrono allo stesso modo

Una nuova ricerca ha appena scoperto che il sonno disturbato dei cani sofferenti di demenza senile è simile a quello delle persone con Alzheimer, dato che permette di comparare i diversi livelli della malattia nelle due diverse specie.

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Frontiers in Veterinary Science ha appena reso noto che i cani soggetti da sindrome da disfunzione cognitiva canina (CCDS),  una malattia simile all’Alzheimer che tende a rendere la memoria dei nostri cari amici a quattro zampe più labile, sperimentano come gli esseri umani delle fastidiose interruzioni nei ritmi del sonno e delle alterazioni delle onde cerebrali delta quando si entra negli strati più profondi del riposo.

Il nuovo dato è importante perché permette da una parte di studiare la progressione della demenza nei cani e potrebbe poi potenzialmente aprire la strada a ulteriori studi sulle somiglianze delle malattie che colpiscono il cervello delle due specie.

L’alterazione della qualità del sonno nei cani secondo gli studiosi deriva dai danni causati ad alcune aree del cervello che solitamente regolano l’alternanza del sonno e della veglia negli individui sani. Ed in effetti le persone affette da Alzheimer spesso soffrono di sintomi simili come la sonnolenza diurna, l’agitazione o la confusione intorno al tramonto e la frequente insonnia notturna che li porta a restare svegli per gran parte della notte.

Nello specifico, i soggetti colpiti subiscono un accorciamento del loro riposo, sia nel sonno REM che non REM, chiarisce la dottoressa Natasha Olby, professoressa di neurologia e neurochirurgia veterinaria presso la North Carolina State University. La riduzione più significativa avviene durante una fase del sonno in cui si verifica il consolidamento dei ricordi, nota meglio ai neurologi come “sonno ad onde lente (SWS)”, dove le onde cerebrali delta (da 0,1 a 3,5 Hz) la fanno da maggiore. «Il nostro studio è il primo a valutare l’associazione nei cani anziani tra deterioramento cognitivo e peggioramento del sonno utilizzando la polisonnografia, la stessa tecnica utilizzata negli studi sul sonno nelle persone », ha affermato con orgoglio il team di scienziati.

Come sono riusciti però gli scienziati a comprendere che cani e esseri umani soffrivano di patologie simili? E’ stato chiesto ai pet mate di 28 soggetti anziani di compilare un questionario sui comportamenti dei loro fidati compagni, in modo da valutare la gravità dei sintomi. I cani avevano un’età compresa tra i 10,4 e i 16,2 anni di età ed appartenevano a razze diverse, sia maschi che femmine. Le domande presenti nel questionario chiedevano soprattutto di valutare il livello di disorientamento, dell’interazioni sociali e della sporcizia domestica che affliggevano i cani, oltre che segnalare comorbilità ortopediche, neurologiche, biochimiche e fisiologiche degli animali a seguito di alcune analisi gratuite effettuate dai veterinari.

Sulla base dei risultati, il 28,5% dei cani anziani è stato classificato come “normale”, mentre i restanti partecipanti sono stati classificati con vari gradi di CCDS: il 28,5% con CCDS lieve, il 14,3% con CCDS moderato e il 28,5% con CCDS grave.

Il team di ricerca ha allora condotto una serie di test cognitivi sui cani con demenza per valutare la loro attenzione, la memoria di lavoro e il controllo esecutivo. Uno di questi test richiedeva al cane di recuperare un cibo particolarmente attraente, come un dolcetto o uno snack, da un cilindro orizzontale trasparente che necessitava di essere utilizzato da entrambe le estremità. Solo allora, al termine di questo test, si compiva la polisonnografia agli animali che riuscivano a ottenere il premio.

Gli studi polisonnografici sono stati condotti in una stanza che simulava un classico ambiente clinico del sonno, dove ai cani venivano posti degli elettrodi sul capo e nel petto, mentre effettuavano spontaneamente un pisolino pomeridiano. Gli elettrodi servivano principalmente per misurare le loro onde cerebrali, l’attività elettrica dei muscoli e del cuore e i movimenti degli occhi.

«Le misurazioni duravano fino a due ore ma venivano interrotte se i cani diventavano ansiosi, tentavano di lasciare la stanza o rimuovevano gli elettrodi», hanno chiarito gli studiosi. Dei cani studiati si segnala che il 93% è entrato nella sonnolenza, l’86% è entrato nel sonno non REM (NREM) e il 54% è entrato nel sonno REM. Dati che permettono agli scienziati di dire che l’esame polisonnografico ha ottenuto risultati sufficienti per  la ricerca.

E’ stato così dimostrato che i cani soggetti maggiormente alla demenza e quelli che si sono rivelati incapaci nell’ottenere il premio (se non dopo svariati tentativi) impiegavano più tempo ad addormentarsi e trascorrevano meno tempo a dormire. Inoltre, i cani con punteggi di memoria più bassi hanno mostrato di dormire meno profondamente durante il sonno REM, disponendo un minor numero di onde delta nei loro elettroencefalogrammi in questa fase del riposo. Fenomeno che riduce drasticamente anche la qualità della memoria di questi animali.

«Nelle persone, le onde cerebrali lente caratteristiche del sonno REM sono legate all’attività del cosiddetto sistema di trasporto glinfatico, che rimuove i prodotti di scarto delle proteine ​​dal liquido cerebrospinale – ha spiegato la dottoressa Olby – La riduzione di tali oscillazioni nelle persone con Alzheimer e la conseguente ridotta rimozione di queste proteine, che possono fungere da tossine, spesso è stata implicata dai neurologi allo scarso consolidamento della memoria durante il sonno profondo». La riduzione del sonno REM porterebbe quindi ad un «avvelenamento progressivo del cervello» che causa dei danni non solo ai sistemi di ricaptazione di queste proteine ma anche alle aree che regole le fasi del sonno. Un serpente che si morde la cosa, in pratica.

È interessante notare che seppur i risultati dello studio mostrano somiglianze tra CCDS dei cani e Alzheimer umano, gli scienziati avvertono che non è ancora noto se i cambiamenti legati alla memoria degli animali si verificano solo durante il sonno notturno o anche durante i sonnellini pomeridiani. «Il nostro prossimo passo sarà seguire i cani nel tempo durante i loro ultimi anni per determinare se ci sono marcatori precoci nei loro schemi sonno-veglia o nell’attività elettrica del loro cervello durante il sonno notturno, marcatori che potrebbero prevedere il futuro sviluppo di disfunzione cognitiva anche in cani più giovani», ha concluso Olby.

Aurelio Sanguinetti

ALLARME Antiparassitari Chimici

La FDA (Food and Drug Administration) ha emesso un avviso per i proprietari di animali domestici e veterinari su prodotti che combattono pulci / zecche contenenti isoxazoline (1). Questi prodotti sono stati segnalati come causa di sintomi neurologici nei cani e nei gatti, inclusi tremori muscolari, perdita di controllo muscolare e convulsioni.

Altri prodotti potenzialmente tossici per animali domestici sono quelli contenenti metaflumizone, amitraz, fipronil e tetraclorvinfos.

Prodotti chimici indicati per pulci / zecche possono essere estremamente pericolosi per i gatti. Ogni prodotto chimico sul mercato ha il potenziale di causare eventi avversi negli animali domestici. Il consiglio principale è quello di evitare, ovviamente se possibile, queste sostanze chimiche e optare per alternative sicure e non tossiche.

L’Annuncio della Food and Drug Administration

L’US Food and Drug Administration (FDA) ha emesso un avviso per i proprietari di animali domestici e veterinari circa il numero di eventi avversi neurologici che si sono manifestati in cani e gatti trattati con prodotti antipulci / zecche, contenenti isossazolina, un parassiticida (insetticida chimico) (2).

Gli effetti collaterali piuttosto gravi che gli animali hanno provato dopo essere entrati in contatto con prodotti contenenti isossazolina includono tremori muscolari, atassia (perdita di controllo muscolare) e convulsioni. La FDA non fornisce alcun avviso specifico in merito al numero di eventi avversi segnalati o se riguardavano principalmente gatti, cani o animali domestici con un determinato peso.

L’agenzia chiede ai produttori di questi prodotti di cambiare l’etichetta “… al fine di fornire ai veterinari e ai proprietari di animali domestici le informazioni di cui hanno bisogno per prendere decisioni terapeutiche per ciascun animale domestico su base individuale”.

Immaginiamo che la maggior parte dei veterinari che ordinariamente prescrivono prodotti chimici per pulci / zecche considerino solo gli animali con una precedente storia di problemi neurologici a rischio. Dopotutto, non c’è modo di prevedere un potenziale problema negli animali sani, eppure la FDA avverte che “… possono verificarsi convulsioni negli animali senza una precedente storia”.

Altri Prodotti Potenzialmente Tossici

Praticamente ogni prodotto chimico contro pulce / zecca presente sul mercato ha il potenziale per causare eventi avversi negli animali domestici.

Metaflumizone e amitraz (ProMeris, prodotto contro pulci/ zecche eliminato dal mercato) – Diversi anni fa, Pfizer ha smesso di produrre ProMeris , un trattamento topico per pulci / zecche per cani e gatti. ProMeris for Dogs, chiamato anche ProMeris Duo, conteneva due insetticidi attivi – metaflumizone e amitraz (3). ProMeris per gatti conteneva solo metaflumizone.

L’uso veterinario del metaflumizone può causare la perdita della coordinazione muscolare (stesso problema osservato in precedenza con prodotti contenenti isossazolina), mutazione del gene, perdita di peso, alterazioni del sangue e delle ossa, tossicità epatica e tossicità dello sviluppo riproduttivo.

Il secondo ingrediente di ProMeris Duo, l’amitraz, è tossico per i cavalli, potenzialmente tossico per gatti e conigli e non deve essere usato su chihuahua o cani che soffrono di stress da calore. I cani più vecchi, quelli in salute debilitata e razze molto piccole hanno maggiori probabilità di avere una reazione avversa all’amitraz.

Ci sono diversi potenziali effetti collaterali di amitraz (4), uno dei quali è la perdita di coordinazione muscolare. Inoltre, uno studio pubblicato sulla rivista Veterinary Dermatology ha indicato che i cani trattati con ProMeris Duo rischiano di acquisire una variante della condizione pemphigus foliaceus (PF).

Fipronil (verificare gli ingredienti del vostro antiparassitario) –  è un insetticida per pulci, presente in alcuni prodotti contro pulci / zecche, ed è stato classificato dalla US Environmental Protection Agenzia (EPA) come cancerogeno del gruppo C. Il fipronil agisce interrompendo il sistema nervoso centrale degli insetti.

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Dalla rivista Biomarkers in Toxicology:

“Negli animali da laboratorio, la somministrazione di fipronil per via orale può produrre i segni di neurotossicità, tra cui convulsioni, tremori, andatura anormale e postura curva. Segni simili possono essere prodotti in seguito all’esposizione per inalazione. I cani e i gatti avvelenati di solito mostrano segni di tremori, convulsioni e morte. A seguito di esposizione cutanea, la tossicità del fipronil (5) è più pronunciata nei conigli che nei ratti e nei topi. Gli esseri umani esposti al fipronil per ingestione possono mostrare sintomi di mal di testa, convulsioni tonico-cloniche, parestesie, polmoniti e morte“.

Sembra chiaro che gli effetti collaterali dell’insetticida negli animali (comprese le persone) riguardino per lo più sintomi neurologici.

Tetraclorvinfos (verificare gli ingredienti del vostro antiparassitario) – Gli studi su questo pesticida hanno prodotto una forte evidenza di cancerogenicità negli animali. Questa tossina è per fortuna ancora vietata nell’Unione europea, ma è ancora in uso negli Stati Uniti su animali da compagnia.

Tre anni fa, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ha riferito che i pesticidi organofosfati sono cancerogeni (6). Una sintesi dello studio IARC è stata pubblicata sulla rivista The Lancet Oncology nel maggio 2015. I 17 esperti di 11 paesi che hanno preparato il rapporto hanno classificato i tetraclorvinfos come “potenzialmente cancerogeni per l’uomo”, e ci sono prove sufficienti che le restanti quattro sostanze chimiche sono cancerogene agli animali.

I Prodotti Spot-on Presentano un Rischio Significativo per Gatti e Cani di Piccola Taglia

Nonostante la continua promozione da parte dei produttori di farmaci veterinari convenzionali e annunci di stampa che spingono prodotti preventivi contro pulci e zecchequeste sostanze chimiche purtroppo non sono così innocue. Ciò è particolarmente vero per i gatti, e in effetti alcuni anni fa, in un periodo di quattro settimane quattro gatti sono morti dopo essere stati trattati con prodotti spot-on destinati ai cani.

In un caso tragico, proprietari di animali domestici hanno notato pulci su entrambi i loro gatti, quindi hanno applicato “solo una goccia” di un trattamento topico contro le pulci. Nel giro di poche ore entrambi i gatti erano molto provati e uno aveva delle convulsioni. I proprietari portarono immediatamente entrambi i gattini in una clinica veterinaria, ma nessuno dei due sopravvisse. I proprietari dei gatti sapevano che il trattamento era destinato ai cani, ma immaginavano che una piccola quantità sarebbe stata comunque sicura per i gattini.

L’EPA ha stabilito che le etichette dei prodotti spot-on dovevano fornire avvertimenti più chiari contro l’uso di trattamenti per cani sui gatti. L’agenzia ha inoltre raccomandato che i produttori debbano ridurre i dosaggi raccomandati per alcuni animali domestici al fine di prevenire la sovra-medicazione.

Alternative Naturali ai Prodotti Chimici

applicazione del spot on sul cane

Ci sono alternative sicure e non tossiche per il controllo delle pulci e zecche per gli animali domestici, che non hanno effetti collaterali, a differenza di praticamente tutte le forme di pesticidi chimici.

È importante rendersi conto che solo perché un prodotto spot-on chimico viene applicato all’esterno del animale domestico non significa che non possa penetrare all’interno. Qualsiasi sostanza applicata al pelo e alla pelle del tuo animale domestico può essere assorbita dal corpo.

I pesticidi naturali funzionano meglio per prevenire le infestazioni, piuttosto che curare le infestazioni dopo che si sono verificate.

NOTA IMPORTANTE: i prodotti naturali non sono così aggressivi come quelli farmacologici, quindi per una alta protezione occorre sempre usare un prodotto esterno e uno interno, abbinato ad una alimentazione che brevemente acceniamo sotto. Tenere presente che nessun trattamente naturale al 100% supera il più aggressivo o forte prodotto farmacologico, perciò chi sceglierà sempre il naturale, deve dare all’animale una alimentazione che sostiene un sistema immunitario molto forte.

Ecco le alternative e suggerimenti vari:

♥ Olio di cedro (prodotto apposito per la salute degli animali domestici)
♥ Olio di Neem (NO olio essenziale di tea tree per i gatti)
♥ Terra diatomacea alimentare per uso topico e interno
♥ Aglio in polvere
♥ Dieta meno cotta possibile e di grado alimentare umano perchè producono meno tossine e infiammazione (più sano è il tuo cane o gatto, meno attraente sarà per i parassiti, inoltre una dieta biologicamente appropriata supporta un forte sistema immunitario) . vedere marchi Pure Pet Food e Bianco Line
♥ Usa probiotici e enzimi digestivi per migliorare la digestione e per tenere più facilmente sotto controllo l’infiammazione
♥ Fai il bagno e lava regolarmente il tuo animale ed esegui frequenti controlli su tutto il corpo per controllare l’attività dei parassiti (se passi molto tempo all’aria aperta, è importante controllare il tuo animale e te stesso)
♥ Usa un pettine per pulci e zecche per esfoliare naturalmente la pelle del tuo animale

Reazione del Cane Dopo la Somministrazione del Prodotto Spot-on

Se il tuo cane mostra segni di una reazione dopo la somministrazione di un prodotto spot-on, portalo dal veterinario. È inoltre possibile segnalare l’incidente al produttore del prodotto.

Segni di avvelenamento da pesticidi includono reazioni esterne come arrossamento, gonfiore o vesciche. Segni di lesioni interne includono respiro corto o respiro affannoso, bava, nausea, vomito, diarrea, stanchezza eccessiva o contrazioni muscolari. Se il tuo cane mostra uno di questi segni dopo l’applicazione di pesticidi (anche una settimana o settimane dopo), interrompi l’uso e consulta il veterinario.

Animali, verso un piano strategico per gli orsi del Trentino

Associazioni animaliste italiane soddisfatte dopo il tavolo tecnico al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sulla gestione degli orsi del Trentino Alto-Adige.

Associazioni ambientaliste italiane soddisfatte dopo il tavolo tecnico al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sulla gestione degli orsi del Trentino Alto-Adige. Dopo avere ascoltato le istanze degli animalisti, lo staff ministeriale si è reso disponibile a studiare un piano strategico basato su valutazioni scientifiche per garantire una pacifica convivenza tra cittadini e fauna selvatica. Proprio per questo gli ecologisti si sono impegnati a inviare contributi tecnici utili all’elaborazione del progetto. “Abbiamo trovato nei rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica una sponda motivata e interessata alla tutela della fauna e, in particolare, dei grandi carnivori finora mal gestiti dalla Provincia Autonoma di Trento“, ha scritto in una nota l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA). E sono stati proprio gli ambientalisti a ribadire gli strumenti utili a convivere con gli orsi: dalla creazione di corridoi verdi, a una corretta raccolta dei rifiuti, fino al monitoraggio attraverso i radiocollari.

Abbiamo portato al tavolo tecnico numerose proposte concrete che possono essere applicate fin da subito sul territorio provinciale, tra cui quelle che la Provincia Autonoma di Trento avrebbe dovuto realizzare da tempo e che, invece, ha tenuto in un cassetto, con l’obiettivo di prevenire quanto più possibile gli incidenti tra cittadini e orsi“, ha dichiarato Massimo Vitturi, Responsabile Nazionale Area Animali Selvatici della Lega Antivivisezione (LAV).

Intanto, secondo il quotidiano “Corriere del Trentino“, la Procura della Corte dei Conti avrebbe aperto un’inchiesta sulla gestione dei plantigradi in Trentino Alto-Adige. Se l’ente pubblico dovesse accertare una cattiva gestione del Progetto “Life Ursus”, la Provincia Autonoma di Trento potrebbe essere accusata di danno erariale.

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