PARTE TERZA
Eccoci con il resto degli ostacoli.
Cominciamo dal più “semplice”: la passerella; ostacolo formato da un’asse lunga circa quattro metri, larga trenta centimetri, posta ad un’altezza di un metro e mezzo da terra, con due assi, larghe come la prima ancorate alle due estremità ed inclinate in modo che il cane possa salire e scendere.
Se questa è quella semplice…..chissà le altre; pensate: il nostro bel tomo dovrebbe arrivare di corsa, salire sul trabiccolo non tanto largo (però è alto) per giunta a volte traballante, percorrerlo a palla e scendere dall’altra parte; vi garantisco che occorre una buona dose di biscottini vari per convincerlo ad eseguire l’esercizio in modo soddisfacente.
Una volta convinto, il ritroso botolo, a percorrere tutta la passerella con baldanza e velocità, arriva un problema che ci accompagnerà per parecchio tempo; si chiama “zona” questa parola, (temuta da tutti gli agilisti), si riferisce al tratto iniziale della salita ed il tratto finale della discesa dipinto con un colore diverso dal resto della passerella; il cane deve “tassativamente” toccare, almeno con una zampa, questa parte, in caso contrario (se la salta, come succede sovente) è considerato un errore (poi vedremo cosa significa commettere un errore in gara).
Il successivo ostacolo si chiama “palizzata”: consiste in una “V” rovesciata, alta circa due metri e larga un metro con un’inclinazione di sessanta gradi circa; anche su quest’ostacolo ci sono le due zone da rispettare; ovviamente sulla palizzata il rispetto delle zone è più difficile che sulla passerella perché: essendo più ripida della prima il cane tenderà a saltare prima del contatto con la zona; non mi soffermo sul fatto che l’istruttore ne inventerà di tutti i colori per far passare il ribaldo sulle zone, ormai lo abbiamo già detto e ripetuto, resta il fatto che anche qui ci sarà da sudare parecchio.
Ora tocca alla basculla, vi ricordate quelle altalene che ci sono nei parchi per i bambini, formate da un palo imperniato al centro dove i bambini si siedono alle due estremità e dondolano?
Bene, la basculla è simile, è formata da un’asse larga trenta centimetri e lunga circa tre metri, il cane sale da una parte e scende dall’altra.
Detto così è una banalità, provate voi a salire e scendere il più in fretta possibile, non è facile; anche perché l’asse, quando tocca terra da un botto non da ridere.
Ci sono dei cani che prima di eseguire quest’ostacolo fanno di tutto per evitarlo; primo il “volo” che compie dopo aver passato la prima metà della basculla; poi il colpo che sente e che riceve nelle gambe; decisamente ci vuole coraggio per eseguirlo; dopo chili di biscotti vari, finalmente anche quest’ostacolo è nel repertorio.
Ora tocca all’ostacolo anomalo; si chiama “tavolo”, è un quadrato di circa novanta centimetri di lato e posto all’altezza adeguata al cane; il tavolo è anomalo perché: è l’unico ostacolo dove il cane deve salire e fermarsi, sostare per alcuni secondi e ripartire al fischio del giudice di gara.
Tutti gli ostacoli visti fino ad ora, bisognava passarli più in fretta possibile (non dimentichiamo che il cronometro sarà il nostro nemico); ora, con quest’ostacolo, bisogna fermarsi; il problema è: il nostro missile arriva come una scheggia, sale sul trabiccolo strano e si deve bloccare all’istante, ne ho viste delle belle con quest’attrezzo; cani che scivolano giù dall’altra parte, altri che pur di rimanere sopra piantano gli anteriori e si sollevano con il posteriore; per farla breve: anche se a prima vista sembra una passeggiata, ci vuole tecnica, perizia ed astuzia da parte del conduttore per fare bene quest’ostacolo.
Bene, ho descritto sommariamente i vari attrezzi che s’incontrano in agility dog cercando di esprimere lo stato d’animo in cui ci si trova durante questo periodo; ad ogni modo è ora che il rapporto con il nostro amico si rafforza, lui impara tante cose nuove (soprattutto a pensare), noi impariamo a comprenderlo sempre meglio anche nelle minime sfumature; senza ombra di dubbio il rapporto instaurato è veramente uno “splendido rapporto”.
Durante questo periodo s’insinua in noi un “tarlo” il nome?
Semplice: “COMPETIZIONE”, mentre si lavora con il nostro “alter ego”, durante gli allenamenti tra una soddisfazione per una serie d’ostacoli ben eseguiti ed una delusione per una zona saltata sorge il desiderio di misurarsi con altri; vedere se siamo diventati bravi e quanto lo siamo diventati.
Abbiamo iniziato tutto questo per dare al nostro compagno un po’ d’educazione ed ora siamo pronti ad affrontare le competizioni; c’è da chiedersi: tutti questi sacrifici ne valgono la pena?
Certamente si, la prossima volta vedremo il perché ne vale la pena.
PARTE QUARTA
Dopo aver parlato dei vari ostacoli che s’incontrano sul percorso, dopo aver spiegato sommariamente come si evolve il rapporto con il nostro amico, penso che sia il momento di fare il punto della situazione; ovvero, parlare delle trasformazioni avvenute in noi e nel nostro beniamino.
Partiamo da “lui”, ora al parco non scorazza più come un randa senza casa, non è più il tipico cane da salotto (tipo dandy da strapazzo) che gira per il parco con aria annoiata ed assente o il botolo che cammina con l’espressione della vittima sacrificale mentre va al patibolo.
Ora con noi c’è un marrano vispo, allegro, pimpante, sveglio e reattivo, pronto a giocare in ogni momento, in poche parole: un individuo vivo con una gran voglia di vivere (scusate se è poco).
Noi al parco: tranquilli, sappiamo che quell’essere peloso che schizza come una freccia impazzita, risponderà immediatamente al nostro richiamo anche in una situazione che potrebbe rivelarsi pericolosa, per lui o per altri (p.e. quando incontra un suo simile che gli è antipatico).
Il rapporto reciproco: ormai abbiamo raggiunto la qualifica di”leader” (lo ha deciso il botolo), ci tiene d’occhio costantemente (anche se non sembra) nell’attesa di un nostro richiamo o comando.
Penso che già questo paghi per tutto quello che abbiamo fatto, ma non è tutto, non ho messo in conto il fatto che ora sappiamo veramente comunicare con lui e riusciamo a capire ciò che lui ci vuole dire; posso affermare senza tema di smentita che è finito il tempo dei discorsi tra sordi; anzi, come si dice in agility: siamo un binomio (come cip & ciop).
Chiudiamo qui la parentesi sentimentale e torniamo immediatamente alle cose serie (si fa per dire).
Parliamo di come si svolge una gara d’agility dog, più precisamente cominciamo dalle regole fondamentali.
Generalmente una gara d’agility è composta da due prove distinte; la prima è definita gara ufficiale, la seconda jumping.
Principi che non cambiano mai: vicino agli ostacoli ci sono dei numeri che determinano il percorso che il binomio deve seguire; non si può provare il percorso con il cane; il cane durante la gara non può essere toccato; durante la prova non può avere il collare (si rischia la squalifica).
Gara ufficiale o agility: solitamente (in Italia) è la prova con cui s’iniziano le danze; il giudice di gara prepara un percorso con degli ostacoli che oramai conosciamo bene, quello che solitamente ci frega in gara è la sequenza degli ostacoli che a volte, specialmente le prime gare, ci manda in confusione.
Dopo aver disposto gli ostacoli a sua discrezione, il giudice, da ai concorrenti (umani) un tempo (generalmente cinque minuti) per memorizzare il percorso (in gergo si chiama: ricognizione).
Durante la ricognizione, con l’aiuto del nostro istruttore, s’impara a memoria il percorso (all’inizio è un macello incredibile); vedere i concorrenti durante la ricognizione è una cosa abbastanza curiosa, in pratica si vedono dei tizi che corrono per il campo di gara con il famoso “cane fantasma”, lo chiamano, lo riprendono, lo sollecitano come se veramente avessero il cane vicino (visionari?), io faccio anche di peggio ma non dico cosa.
Finito il tempo della ricognizione, si va di corsa a vedere l’ordine di partenza (sperando di non essere il primo a partire), poi si aspetta il proprio turno di partenza con il pathos che di solito accompagna chi sta per entrare in una competizione.
Due concorrenti prima del nostro turno, siamo chiamati in prering (agonia) mentre controlliamo il concorrente che sta gareggiando (per vedere se la nostra memoria non ci ha abbandonato), ci stringiamo al nostro fido e cerchiamo in lui quella risorsa di coraggio che ci sta fuggendo dalle mani, il momento decisivo si avvicina, veniamo chiamati dallo speaker a presentarci in campo; in quel momento vorremmo essere ovunque tranne che sul campo con davanti quella selva d’ostacoli.
Entriamo in campo, togliamo il guinzaglio ed il collare al nostro compagno ed attendiamo che il giudice ci dia il segnale di partenza, è arrivato il momento tanto atteso, ed ora tanto temuto, tralascio di descrivere il turbinio di pensieri che in quella frazione di tempo ci passa nella testa.
Il giudice fischia, è ora, adesso ci misuriamo con tutti gli altri; per la prima gara, il massimo che ci attendiamo è di finire senza troppi errori (BUGIA, vorremmo già vincere).
Ora siamo in ballo, abbiamo un nemico da affrontare, un nemico implacabile: il cronometro; per noi due esiste solo il percorso da finire il più in fretta possibile (se c’eliminano finiamo subito); durante la prova esistiamo solo noi ed il nostro eroico peloso; non ci perdiamo di vista un attimo, corriamo a perdifiato seguendo i fatidici numeri; dopo circa trenta secondi eccoci alla meta, il nostro eroe salta l’ultimo ostacolo indenne ed è fatta.
Alla fine della prova, qualunque sia stato il risultato, siamo felici perché abbiamo terminato il percorso; a questo punto, prendiamo il nostro fido compagno e giù di coccole a non finire (non dimentichiamoci che è stato lui a fare il lavoro più pesante).
Torniamo un attimo alle regole della gara senza entrare nello specifico.
1° rifiuto è quando il cane supera l’ostacolo e torna indietro per affrontarlo; al terzo rifiuto si è eliminati dalla prova.
2° errore è quando il cane abbatte un’astina dell’ostacolo, salta una zona (quella famosa), esce dallo slalom prima di essere arrivato in fondo, oppure “casualmente” si tocca il cane; al quinto rifiuto si è eliminati.
Eliminazione immediata: il cane ha il collare, esegue un ostacolo diverso dal percorso, esegue un ostacolo al contrario oppure il conduttore si rivolge al cane o al giudice con fare minaccioso.
La prossima volta parleremo della prova di jumping.
PARTE QUINTA
Jumping, altra bella parolina che trae in inganno (sempre riferendomi ai neoagilisti), tradotta significherebbe “saltare”, ERROREEEEE, in questa prova (cani e conduttori) devono correre a perdifiato altro che saltino e via andare, non dimentichiamo che abbiamo un gran nemico da sconfiggere, si chiama “cronometro”.
La spiegazione è semplice: mentre nell’agility c’erano le zone di contatto da tenere d’occhio (più avanti vedremo il sistema di classificazione delle due prove e si capirà il perché delle mie parole), in questa sono sparite; gli ostacoli, ovviamente, sono quelli di prima ma il percorso è profondamente cambiato, non ci sono più la bascula, la palizzata, la passerella né tanto meno il famigerato tavolo; ora ci sono tutti ostacoli, a parte lo slalom, da fare a tutta birra e quindi chi più ne ha, più ne metta.
Si ricomincia con la solita ricognizione del percorso e le immancabili raccomandazioni degli allenatori; i giudici di gara, generalmente, prediligono per questa prova, un percorso a basso contenuto tecnico in modo da enfatizzare la velocità d’esecuzione; in altre parole: in genere, la difficoltà di questo percorso è il controllo del cane alla massima velocità possibile; in ogni caso, anche questa prova non è mai una passeggiata di salute.
Vediamo ora come sono i giudizi di gara ed i relativi piazzamenti.
PROVA DI AGILITY: in questa prova abbiamo a disposizione quattro possibilità d’errore, alla quinta si è eliminati; due rifiuti, al terzo si è eliminati oppure se si supera il tempo massimo a disposizione del concorrente (stabilito dal giudice); non prendiamo in considerazione le altre possibilità (le vedremo più avanti) di essere eliminati sui due piedi, atteniamoci a quello che avviene sul percorso.
PROVA DI JUMPING: le regole di eliminazione sono identiche alle prime.
CLASSIFICA di Agility: per prima cosa si prendono in esame i percorsi senza nessun tipo di errore (percorsi netti), di questi vince chi ha impiegato il minor tempo e via via gli altri netti; poi si prendono in considerazione quelli con una penalità (un errore o un rifiuto) e si controllano i tempi, poi quelli con due penalità e così via.
Detta così sembra complicato, in realtà … è vero; un esempio: se un concorrente conclude in venti secondi con un errore o rifiuto, l’altro concorrente termina in ventidue secondi ma netto, chi vince è il secondo concorrente perché ha il percorso netto; semplice.
Poi, con tre percorsi di agility netti, si passa nel grado superiore; questa è la ragione per cui tutti i concorrenti (quelli di primo grado) cercano di ottenere un percorso netto anziché un tempo da podio; dei trucchi per ottenere entrambi i risultati ne parleremo poi.
CLASSIFICA di Jumpig: in questo caso, ogni errore o rifiuto ci “costa” cinque secondi; ovvero, al termine della prova si aggiunge al tempo impiegato cinque secondi per ogni errore e rifiuto fatti lungo il percorso.
Esempio: il primo impiega trentadue secondi per fare il percorso, il secondo impiega ventisei secondi con un errore, chi vince è il secondo per un secondo.
Parliamo un attimo dei gradi (livello di esperienza raggiunto dal binomio), in teoria si dovrebbe iniziare dai debuttanti, in pratica non lo fa quasi più nessuno; tutti s’iscrivono in primo grado saltando la categoria di coloro che per la prima volta si cimentano in una gara di agility dog.
Ottenuti tre eccellenti netti (così si definiscono i percorsi di agility eseguiti senza errori), si passa in secondo grado.
In secondo grado, ovviamente, le cose si complicano; i percorsi diventano più complicati e tortuosi ed i tempi di esecuzione diventano più corti, necessita un maggiore controllo sul cane e non sono più tollerati (dai giudici) certi piccoli errori che in primo grado non portavano a conseguenze (salti di zona o rifiuti).
Per raggiungere il top delle categorie (il terzo grado), occorrono i soliti tre eccellenti netti ma… con tre podi; non è sufficiente fare il netto, è necessario arrivare nei primi tre posti, altrimenti…. “ciccia”.
A questo punto le cose si fanno veramente serie; basta pensare che non tutti riescono ad arrivare in terzo grado, conosco gente che dopo anni di agility è rimasta in primo grado senza possibilità di poter emergere, altri che sono arrivati in secondo grado in men che non si dica e da lì non sono andati oltre.
Personalmente considero questo genere di persone dei grandi; perché sono rimasti fedeli al loro amico anche se questo non è mai riuscito (non tutti sono dei Carl Lewis o simili) ad ottenere dei grandi risultati.
Queste persone hanno dalla loro la voglia di divertirsi con il loro fido compagno, al di là del risultato sportivo, si divertono assieme in barba alle classifiche, sono loro l’anima vera di questo sport; sono loro che, a prescindere dal risultato ottenuto, passando una sana giornata all’aperto in compagnia del proprio compagno e con altri amici come loro fieri di avere un compagno che fa di tutto tranne che vincere (chi se ne frega della vittoria).
Per contro ho visto personaggi che dopo l’inizio, con il loro cane, si sono portati a casa il cane che va per la maggiore (il border collie) emarginando il primo perché non poteva vincere.
Queste “persone” così facendo dimostrano inequivocabilmente che non capiscono nulla di cani e di agility; i fatti che dimostrano quanto ho appena detto sono diversi, eccone alcuni: se vado in gara con un border e sono una schiappa in conduzione, non è certamente il cane che mi fa diventare un fuoriclasse; in ogni gara ci sono minimo cinquanta border, quello che vince è sempre uno solo; fatto importante, vince sempre (o quasi) chi ha la maggior intesa con il proprio compagno; se la schiappa non ne aveva prima, figuriamoci dopo; il mio consiglio a queste persone è: tieniti il tuo cane e divertitevi a più non posso, siate fieri quando il vostro botolo fa uno splendido “percorso netto”.
Personalmente non cambierei i miei cani con nessun altro (anche perché vincono spesso) e non sono border collie; il nostro vantaggio è che noi abbiamo un’intesa formidabile, riusciamo sempre a divertirci, anche quando prendo una raffica d’eliminazioni (per errori spesso miei e quasi mai loro); siamo sempre tranquilli come se fossimo ad un pic nic di primavera; non nego che nel momento in cui siamo davanti alla prima astina, pronti per partire, in quel momento fulminerei chiunque mi si avvicinasse, passati dall’ultima fotocellula si torna ad essere i burloni di sempre a prescindere dal risultato; l’importante è: avere terminato il percorso nel migliore dei modi che ci è stato possibile.
Non so se si è capito, io sono molto fiero delle mie due bimbe, anche se una delle due è una discola e l’altra ogni tanto fa quello che gli passa per la testa (mai nulla di buono), quando siamo sul percorso di gara ci sentiamo veramente come una unica entità, fuori … anche.
La prossima volta vedremo come si sta in terzo grado ed altre regole di questo fantastico sport.Bau da JJ FOX > che cos’è l’agility- seconda parte
>terza parte quarta e quinta parte >sesta parte