Il Lock down è stato psicololgicamente devastante, sarebbe stato diverso con un animale domestico?

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 La risposta è si.Gli animali avrebbero potuto rappresentare un valido aiuto durante il difficile periodo del lockdown. A sottolinearlo in un articolo pubblicato sul Journal of Behavioral Economics for Policy (JBEP) gli esperti dell’Università dell’Australia del Sud, che hanno stimato che attualmente oltre la metà della popolazione mondiale condivide la propria vita con uno o più animali domestici.

“Uno degli effetti proibitivi della pandemia riguarda la negazione del contatto fisico – afferma Janette Young dell’Università dell’Australia del Sud – l’impossibilità di toccarsi e abbracciarsi, per questo un animale domestico potrebbe aiutare a superare questo disagio”.

Il team ha intervistato 32 persone, scoprendo che il 90 per cento dei partecipanti riferiva una sensazione positiva acquisita dal contatto con il proprio animale domestico. “Per riempire il vuoto della solitudine – continua l’esperta – c’è stato un aumento globale delle persone che hanno adottato cani e gatti durante i lockdown.

La spesa per animali domestici stava già raggiungendo livelli record, superando i 13 miliardi di dollari in Australia e i 260 miliardi di dollari a livello globale, ma si tratta di valori che saranno superati”. La scienziata sottolinea che i benefici per la salute derivanti dalla compagnia di un animale domestico sono stati riportati ampiamente, ma esistono pochi dati sugli effetti specifici derivanti dal contatto con i nostri amici pelosi.

Gli animali domestici sembrano essere particolarmente importanti quando le persone sono socialmente isolate o escluse, fornendo conforto, compagnia e aumentando il senso di autostima – aggiunge la ricercatrice – il tatto è uno dei sensi meno approfonditi, ma la letteratura esistente suggerisce che si tratta di un elemento fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la salute dell’organismo, regolando i livello di cortisolo”. Gli intervistati hanno menzionato uccelli, pecore, cavalli e persino rettili che sembravano beneficiare del contatto umano.

“Il feedback che abbiamo ricevuto – sostiene Young – è che gli animali domestici sembrano trarre altrettanto piacere dall’interazione tattile. Anche se dal punto di vista culturale, i nostri amici a quattro zampe occupano un livello diverso rispetto alle persone, essi sono percepiti come esseri senzienti, capaci di gestire simpatie e antipatie”.

Gli autori aggiungono che in tempo di pandemia, la possibilita’ di toccare e interagire con un animale potrebbe portare a notevoli benefici. “Gli esseri umani hanno un innato bisogno di contatto – conclude Young – e gli animali domestici stanno aiutando a colmare il vuoto derivato dall’impossibilità di mantenere rapporti fisici. I nostri amici a quattro (ma non solo) zampe potrebbero portare benefici in una serie di situazioni, credo che siano fondamentali anche per l’assistenza agli anziani.

Se un numero maggiore di animali domestici avesse abitato con gli umani al momento dei lockdown, le conseguenze psicologiche derivate dal trauma del distanziamento sociale sarebbero state completamente diverse”. 

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Misurati i primi effetti del lockdown sugli animali selvatici

Primo bilancio degli effetti del lockdown sulla fauna selvatica in Italia: l’assenza dell’uomo ha favorito la sopravvivenza e la riproduzione di alcuni animali come rospi, rane e rondoni, ma ha anche aumentato la diffusione di specie ‘aliene’ e ha messo in difficoltà la gestione delle aree protette. Lo indica uno studio dell’Università Statale di Milano pubblicato sulla rivista Biological Conservation.

I ricercatori hanno preso in esame le osservazioni di animali in ambienti inusuali riportate durante il lockdown da media e social network: hanno poi incrociato queste informazioni con i dati di monitoraggio che è stato possibile raccogliere in accordo con le restrizioni imposte e con un questionario distribuito ai gestori dei parchi italiani.

Dai risultati emerge che per alcune specie il periodo di assenza di disturbo da parte dell’uomo ha rappresentato una felice parentesi: rospi e rane, che negli anni passati morivano a migliaia sulle strade, sono riusciti a raggiungere indisturbati laghi e stagni per riprodursi, mentre diverse specie di uccelli come il fratino e il rondone hanno beneficiato della maggior quantità di cibo a disposizione e del minor disturbo nei siti di riproduzione. Purtroppo, però, la quiete del lockdown ha favorito anche la diffusione di animali introdotti e invasivi: è il caso del silvilago, una piccola lepre di origine nordamericana che, dall’essere principalmente notturna, è passata ad essere attiva anche nelle ore diurne, con maggiori probabilità di diffondersi ulteriormente. Allo stesso tempo, la maggior parte dei parchi ha avuto difficoltà nell’effettuare le azioni di gestione della fauna: nel 44% dei parchi nazionali e regionali contattati è emerso un forte rischio di fallimento di azioni di gestione già intraprese, non solo per il contenimento delle specie invasive, ma anche per la protezione di specie minacciate, a fronte di un aumento delle attività di bracconaggio.

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