Animali genitori eccezionali

Dai pinguini di Adelia ai fenicotteri, molte coppie di genitori animali sono disposte a fare di tutto per proteggere e nutrire insieme i loro cuccioli. Lo racconta il secondo episodio della serie “Animali genitori eccezionali”, in onda domenica 11 giugno alle 14.00 su Rai 5. A volte una famiglia monoparentale sembra l’opzione migliore, mentre altre volte paga per i genitori restare uniti o, addirittura, reclutare un aiuto. Dai pinguini ai roditori, dalle volpi ai fenicotteri, dagli elefanti alle manguste: questi genitori hanno tutti lo stesso obiettivo, quello di proteggere e allevare il maggior numero possibile di discendenti.

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Animali genitori eccezionali

Dai pinguini di Adelia ai fenicotteri, molte coppie di genitori animali sono disposte a fare di tutto per proteggere e nutrire insieme i loro cuccioli. Lo racconta il secondo episodio della serie “Animali genitori eccezionali”, in onda domenica 11 giugno alle 14.00 su Rai 5. A volte una famiglia monoparentale sembra l’opzione migliore, mentre altre volte paga per i genitori restare uniti o, addirittura, reclutare un aiuto. Dai pinguini ai roditori, dalle volpi ai fenicotteri, dagli elefanti alle manguste: questi genitori hanno tutti lo stesso obiettivo, quello di proteggere e allevare il maggior numero possibile di discendenti.

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Allagato uno zoo con 260 animali a causa della distruzione della diga di Nova Kakhovka in Ucraina

La distruzione della diga sul fiume Dnipro che ha causato allagamenti nella città Nova Kakhovka, in Ucraina, ha coinvolto anche uno zoo che ospita 260 animali. Al momento non ci sono informazioni certe sulle loro condizioni.

di Salvatore Ferraro

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Uno zoo con all’interno circa 260 animali si è allagato a causa delle inondazioni provocate dalla distruzione della diga di Nova Kakhovka, in Ucraina. Lo ha fatto sapere il portale Rbc Ucraina, secondo cui tutti gli animali ospitati all’interno del giardino zoologico potrebbero essere morti tranne cigni, anatre e altri uccelli acquatici che sono stati visti mentre nuotavano tra le strade allagate.

«È difficile per me dire che fine hanno fatto gli animali. I russi non hanno permesso ai dipendenti dello zoo di entrare durante la notte. Al mattino gli operai sono andati nello zoo, ma non sono riusciti ad entrare a causa dell’acqua», ha dichiarato Volodymyr Kovalenko, sindaco di Nova Kakhovka, a un quotidiano locale Strana.ua.

In questo momento è del resto molto difficile riuscire a ottenere informazioni certe dalla città a causa dei problemi di connettività e delle conseguenze degli allegamenti, per cui non ci sono al momento informazioni sicure sullo stato degli animali. La forte esplosione che ha causato la distruzione della grossa diga che si trova sul fiume Dnipro, proprio nei pressi della città di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson controllata dalle forze russe, è avvenuta nella notte tra lunedì e martedì.

FONTE

https://www.kodami.it/la-distruzione-della-diga-di-nova-kakhovka-in-ucraina-ha-causato-lallagamento-di-uno-zoo-con-260-animali/#:~:text=Le%20autorit%C3%A0%20locali,umani%20e%20non.

QUATTRO VELENI MORTALI PER I VOSTRI ANIMALI

I rodenticidi è un pesticida usato per eliminare, prevenire e allontanare l’azione dei roditori. Al tempo stesso, questi rappresentano uno dei motivi più frequenti di avvelenamento tra gli animali domestici. Ad avvalorare quello che stiamo dicendo, c’è la testimonianza del centro antiveleni italiano che afferma che questa cosa, e che rappresenta il 27,6% delle chiamate ricevute (1).

Negli Stati Uniti, più di 100 decessi di animali domestici causati da rodenticidi vengono segnalati ogni anno all’EPA, l’Agenzia per la protezione ambientale (2) e probabilmente molti altri non vengono denunciati. I rodenticidi sono anche entrati nella lista delle 10 tossine più pericolose per gli animali domestici stilata dall’ASPCA nel 2019, posizionandosi al settimo posto. I casi di esposizione ai rodenticidi sono aumentati in quell’anno, rappresentando il 6,8% di quelli presi in carico dall’Animal Poison Control Center (3).

Cosa Rende così Pericolosi i Rodenticidi?

Ciò che rende i rodenticidi così pericolosi sono senza dubbio le loro piccole dimensioni, che possono essere facilmente masticate da cani e gatti, e il loro uso diffuso. Blocchi o prodotti a base di cereali, sono utilizzati da tutti per combattere questo problema dei roditori, e quindi è possibile trovarli disseminati in case, garage, fienili, fattorie, parchi e aree naturali.

Sebbene molti prodotti appaiano simili, possono contenere ingredienti attivi molto diversi, che influiscono sul tipo di trattamento necessario. Se il tuo animale domestico ingerisce rodenticida, conserva la confezione o cerca di fornire una descrizione accurata di come appariva al tuo veterinario, per aiutarlo ad identificare di che tipo preciso

Quattro Rodenticidi Comuni a cui Prestare Attenzione

Un cane che e accarezzato

Di  seguito sono riportati i quattro rodenticidi più comuni di cui tutti i proprietari di animali domestici dovrebbero essere a conoscenza (4). È meglio evitare di usare questi prodotti in casa o in giardino, poiché gli animali domestici sono bravissimi a scovarli, anche quando si è convinti di averli messi fuori dal loro raggio di azione.

Gli animali domestici, per non parlare della vegetazione circostante, possono anche essere avvelenati dai rodenticida.

1. Anticoagulanti

Questi possono essere sia a breve durata d’azione (warfarin) che a lunga durata (brodifacoum e bromadiolone) e agiscono inibendo la vitamina K1 epossido reduttasi, che riduce i fattori di coagulazione, con conseguente sanguinamento incontrollato. I segni di emorragia interna includono letargia, tosse, difficoltà respiratorie e gengive pallide. Possono anche verificarsi vomito, diarrea, sangue dal naso, lividi, sangue nelle urine e sanguinamento dalle gengive, sebbene meno comuni come sintomi.

I rodenticidi anticoagulanti sono stati vietati per uso residenziale dal 2011, ma se il tuo animale domestico è esposto, il trattamento richiede vitamina K1 per via orale, per un periodo da cinque a 30 giorni. Mentre i gatti raramente soffrono di avvelenamento da anticoagulanti, i cani possono essere molto sensibili a questa cosa e possono essere avvelenati anche ingerendone una quantità molto piccola.

Leggi anche: Come Proteggere i Cani e i Gatti dai Veleni

2. Colecalciferolo (vitamina D3)

Secondo la Pet Poison Helpline: per cani e gatti, questo è uno dei rodenticidi più pericolosi sul mercato e sta guadagnando popolarità principalmente a causa delle restrizioni dell’EPA sui rodenticidi anticoagulanti di seconda generazione (5). I sintomi di avvelenamento includono debolezza, letargia, diminuzione dell’appetito e alitosi, con insufficienza renale acuta, che si sviluppa due o tre giorni dopo l’ingestione. Sebbene non esista un antidoto specifico, alcuni animali rispondono a un trattamento aggressivo che include liquidi e farmaci EV per ridurre la concentrazione di calcio nel corpo.

Un cucciolo esaminato da un veterinario

3. Bromethalin

Questo rodenticida è neurotossico e causa edema cerebrale o accumulo di liquidi intorno al cervello. Possono verificarsi tremori, mancanza di coordinazione, convulsioni, paralisi e morte, con sintomi che si sviluppano da due ore a quattro giorni dopo l’ingestione.

Carbone attivo, liquidi EV e farmaci, sono necessari per ridurre l’edema al cervello. I gatti sono particolarmente sensibili ai rodenticidi brometalina.

4. Fosfuri di zinco e alluminio

Questi veleni producono gas tossici e sono spesso usati in esche per talpe e geomidi, ma possono anche essere trovati in esche per ratti e topi. Quando ingerito, viene rilasciato gas fosfina che può causare gonfiore allo stomaco, vomito, dolore addominale, shock, convulsioni e danni al fegato. Dare antiacidi subito dopo l’ingestione, può aiutare a ridurre la quantità di gas prodotto, ma è necessaria un’assistenza veterinaria immediata per decontaminare lo stomaco dell’animale. Anche il personale veterinario è a rischio a causa dei fumi che possono essere rilasciati durante questo processo o anche dal vomito dell’animale.

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Pet Poison Helpline ha osservato che: “La dose tossica è molto piccola e quasi tutti gli animali che ingeriscono questo veleno devono essere visitati da un veterinario. Se l’animale vomita in macchina mentre è in viaggio verso la clinica veterinaria, i finestrini devono essere aperti per evitare l’inalazione di fosfina gassosa “ (6). Se ritieni che il tuo animale abbia ingerito rodenticida, richiedi immediatamente assistenza veterinaria di emergenza, fornendo quante più informazioni possibili sul prodotto ingerito.

FITOPETS CONSIGLIA

Relivel

  •  Maggiori infodisintossica tutto il corpo in maniera olistica;non riduce vitamine, minerali e batteri benefici;combatte tutte le fonti di inquinamento moderno;per cani e gatti.

Soluzioni non Tossiche per il Controllo dei Parassiti

Un cane sotto shock

Se hai animali domestici, mettere rodenticidi dentro o intorno alla tua casa è un rischio che non vale la pena correre. Le opzioni non chimiche come le trappole di colla e le trappole a scatto, non sono una buona alternativa, poiché causano notevoli sofferenze agli animali nel caso ci finiscano dentro.

Invece, il consiglio da seguire è quello di posizionare una trappola viva chiamata Havahart®. Si tratta di una trappola umana che cattura topi, ratti o altri roditori, in modo da poterli rimuovere da casa senza usare tossine o avvelenare l’ambiente. Se posizioni trappole vive, assicurati di controllarle almeno una volta al giorno. I topi dovrebbero quindi essere rilasciati in sicurezza, idealmente in un altro luogo, magari al chiuso, poiché secondo la Humane Society degli Stati Uniti, i topi domestici e i roditori che hanno vissuto negli edifici per tutta la vita, avranno scarse possibilità di sopravvivere all’aperto.

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Se possibile, trasferisci i topi in una dependance come un capanno o un garage (7). Se questo può suonare molto strano, bisogna considerare che anche i topi meritano compassione e, anche se di certo non si ha voglia di invitarli in casa, vivono a fianco degli umani, con poche conseguenze, da migliaia di anni. Per proteggere i tuoi animali domestici dai rodenticidi che potrebbero incontrare fuori casa, tienili al guinzaglio quando sei in strada e soprattutto in luoghi sconosciuti. Non lasciare che il tuo animale domestico consumi roditori selvatici, che potrebbero essere contaminati da veleni rodenticidi.

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LA NUTRIA “CICCIO” UCCISA IN UN PARCO, IL TRIBUNALE DI MODENA: “NO ALL’ARCHIVIAZIONE, SI INDAGHI PER SCOPRIRE CHI È STATO”. LA LAV ESULTA


L’animale, che faceva parte di una colonia su cui era stato avviato un progetto di sterilizzazione, era stato trovato agonizzante e dalla radiografia erano emersi due pallini esplosi con armi ad aria compressa. L’associazione animalista: “Non esistono animali di serie Z, hanno diritto alla vita come tutti gli altri. (Fonte: Repubblica LA NUTRIA “CICCIO” UCCISA IN UN PARCO, IL TRIBUNALE DI MODENA: “NO ALL’ARCHIVIAZIONE, SI INDAGHI PER SCOPRIRE CHI È STATO”. LA LAV ESULT

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Scopriamo perchè solo pochi animali si riconoscono allo specchio?

Secondo un recente studio, gli animali che non superano il test dello specchio, utilizzato per testare il grado di consapevolezza di sé, potrebbero fallire per dei limiti intrinseci al test stesso.

Provate ad immaginare di avere qualcosa sulla vostra fronte o in mezzo ai denti e, attraverso la vostra immagine riflessa dinanzi ad uno specchio, riuscite ad accorgervene e a rimuoverla. Quest’operazione così semplice dimostra in realtà che gli esseri umani sanno riconoscersi e sanno distinguersi dagli altri individui: in altre parole siamo autocoscienti e abbiamo consapevolezza di noi stessi.

Questa capacità viene ricercata e studiata nelle altre specie animali imitando l’esempio appena scritto e seguendone la stessa logica tramite il cosiddetto test di riconoscimento allo specchio (“Mirror-self recognition”), con l’obiettivo di dimostrare la presenza di consapevolezza di sé e di autocoscienza negli animali non umani. In realtà, sono poche le specie animali che ad oggi superano questo test come ad esempio scimpanzé, cavalli, oranghi, elefanti, delfini tursiopi, le gazze e anche il pesce pulitore. Altri animali hanno invece mostrato di fallire.

Come mai così pochi animali si riconoscono allo specchio? Sono davvero incapaci di oppure il modo in cui è preparato il test non è adatto alle loro caratteristiche etologiche?

In uno studio pubblicato sulla rivista Primates, un gruppo di ricercatori si è posto il problema cercando di capire se effettivamente essere autocoscienti è una capacità molto rara nel regno animale, oppure se la sua rarità si potrebbe spiegare con la nostra incapacità nel saperla studiare e ricercare in maniera adeguata negli altri animali. Forse siamo noi che costruiamo  dei test che non sono fatti su misura per gli animali stessi e non sono loro che non sono capaci di dimostrare il possesso di quelle capacità di cui cerchiamo di dimostrare la presenza.

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Ad esempio, una delle criticità sottolineate dai ricercatori è legata al tipo di rilevanza ecologica che lo stesso può avere per gli animali così come il modo in cui viene presentato. Il test dello specchio è stato infatti sviluppato da una prospettiva umana che in realtà non ricalca fedelmente il contesto ecologico in cui gli animali che testiamo vivono e si sono evoluti.

Nel test infatti viene chiesto agli animali di riconoscere loro stessi con l’ausilio di uno specchio che viene posto solitamente in verticale, mentre in un contesto naturale gli animali tendenzialmente trovano specchi naturali come le superfici d’acqua praticamente sempre in orizzontale, al suolo. Proviamo a vederla dal nostro punto di vista, agiremo probabilmente nello stesso modo anche noi: immaginate di dovervi guardare allo specchio e di dovervi comportare in maniera tale da rimuovere un oggetto posto sulla vostra fronte, potreste non essere interessati e rinunciare a farlo nel momento in cui lo specchio che dovete utilizzare non presenta caratteristiche tali a soddisfare le vostre esigenze. Di certo sarebbe illogico pensare che sulla base di ciò non siete consapevoli di voi stessi.

Ciò ha potenzialmente introdotto un pregiudizio antropocentrico nel test dello specchio che può viziare l’interpretazione dei risultati stessi degli studi dove viene applicato. Noi pensiamo che gli animali non si riconoscano guardando la loro immagine riflessa, mentre in realtà potrebbero semplicemente fallire il test perché per loro vedersi riflessi su una superficie verticale non rappresenta la norma a cui sono abituati o più in generale non è lo scenario ambientale adeguato che permette l’emergenza del loro naturale comportamento.

Insomma, i limiti del test dello specchio potrebbero presentare dei risultati cosiddetti “falsi negativi“, ovvero che mostrano l’assenza di un fenomeno pur non essendo quest’ultimo realmente assente, solo perché non stiamo guardando e studiando gli animali nella maniera corretta.

Per provare a correggere questo possibile errore, gli autori hanno tentato di applicare una variante del test dello specchio sui cebi dai cornetti, animali che hanno già dimostrato di non essere in grado di riconoscersi allo specchio, utilizzando delle superfici riflettenti poste in orizzontale, ma nonostante ciò, i cebi non sono comunque riusciti a superare il test anche con la nuova variazione introdotta.

Anche se i cebi dai cornetti hanno mostrato nuovamente di non sapersi riconoscere allo specchio, il dubbio sollevato dai ricercatori e la modifica del test dello specchio che hanno proposto meritano di essere approfonditi in futuro negli animali che sono stati sottoposte al test e che non sono riusciti a superarlo, con l’obiettivo di confermare o smentire tale risultato.

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La moda degli animali brachicefali è pericolosa

photo by Sébastien Lavalaye on Unsplash

Arriva da Save the Dogs and other Animal un appello a vip e influencer perché «la moda degli animali brachicefali è pericolosa, servono più informazione e consapevolezza». Si tratta delle razze di cani e gatti (french bulldog o scottish fold per esempio) frutto di una selezione fatta dall’uomo e che li costringe a una vita penosa. L’emulazione dei fans però rischia di aumentare la loro richiesta e di conseguenza il traffico illegale di cuccioli in arrivo dai Paesi dell’Est Europa

Nei secoli gli uomini attraverso gli incroci hanno selezionato i propri animali da compagnia, soprattutto cani e gatti perché rispondessero ai propri gusti. In questo modo hanno esasperato caratteristiche per così dire “innaturali”. Sotto gli obiettivi negli ultimi tempi sono finiti, per fare un esempio: bulldog inglesi e francesi, carlini ma anche gatti persiani o scottish fold che sono alcune delle razze preferite da Vip e influencer come Chiara Ferragni e Federica Pellegrini. Profili con milioni di followers che rendono queste razze di gran moda, innescando comportamenti di emulazione.
L’ultimo in ordine di tempo a esporre il proprio quattrozampe – sottolinea una nota dell’associazione Save he Dogs – è Gianni Morandi, che nei giorni scorsi si è fatto immortalare su Instagram con un gattino di razza british shorthair, facendo letteralmente impazzire i suoi fan. Ma cosa hanno in comune tutti questi animali? Appartengono alla categoria dei brachicefali, cioè a quelle razze in cui il muso risulta schiacciato e il cranio tondo, caratteristiche somatiche frutto di una selezione genetica che ha un unico scopo: rispondere a canoni estetici che piacciono e che quindi incrementano le vendite.

«Sono proprio le razze brachicefale, selezionate per assomigliare a eterni cuccioli con sembianze “umane”, che secondo i veterinari di tutto il mondo hanno i maggiori problemi a condurre una vita normale», commenta Ermanno Giudici, esperto di queste problematiche che da tempo segue la questione del maltrattamento genetico. «L’esistenza di molti di questi animali è penosa e i medici ne sono i primi testimoni, perché sono migliaia gli animali che hanno bisogno di cure importanti per poter sopravvivere, quando non addirittura di interventi di chirurgia plastica per poter respirare».

La brachicefalia comporta una ridotta qualità della vita per cani e gatti a causa dei problemi respiratori dovuti alle anomalie anatomiche (narici troppo strette, difetti al palato), ma determina anche traumi agli occhi, dermatiti e cardiopatie. Patologie gravi – sottolinea l’associazione – , che hanno portato alcuni Paesi come l’Olanda e la Norvegia a vietare gli allevamenti di alcune di queste razze, la cui domanda è cresciuta ovunque in modo esponenziale proprio grazie ai social media e agli influencer.

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Photo by Đồng Phục Hải Triều on Unsplash

«Nonostante i problemi di salute che coinvolgono queste razze, la loro popolarità non sembra destinata a diminuire, anzi: i vip, esibendoli con superficialità sui propri canali social, non fanno che aumentare questo fenomeno, con tutte le sofferenze che esso produce. Chi raggiunge il grande pubblico e ispira i consumi di milioni di persone deve essere consapevole delle conseguenze di ciò che comunica: gli animali non possono essere trattati alla stregua di accessori di moda. Sono creature portatrici di diritti e serve maggiore consapevolezza e preparazione quando vengono mostrati, magari proprio per aumentare i like e le interazioni», commenta la presidente di Save the Dogs, Sara Turetta.

L’esposizione mediatica di alcune razze ha determinato una crescita di allevamenti amatoriali totalmente privi di controllo, che vanno ad alimentare il traffico illegale di cuccioli in arrivo dai Paesi dell’Est Europa, proprio per far fronte ad una domanda crescente anche perché, ricorda ancora Turetta: «Oltre a Vip e influencer, hanno un ruolo determinante anche altri media come il cinema o la pubblicità, dove i brachicefali o altre razze “estreme” sono spesso le protagoniste». Per questo, conclude la presidente «serve un codice di autoregolamentazione per avere consapevolezza di quello che un post o una foto possono generare. E ricordiamoci che tutto ciò accade in un’Italia dove canili e gattili scoppiano di animali abbandonati, cosa che rende tutto ciò ancora più paradossale».

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Due animali di specie diverse nella stessa cucciolata, anche gli esperti non li distinguono

Li hanno creduti fratelli, due piccoli della stessa cucciolata rimasta tristemente orfana. E invece questi cuccioli hanno fregato tutti, mandando in confusione anche gli esperti di salvataggio di animali selvatici.

A prima vista, queste due piccole volpi salvate dal Newhouse Wildlife Sanctuary di Chelmsford, nel Massachusetts, si assomigliano, e anche tanto. Potrebbero tranquillamente essere scambiati per fratelli. E invece hanno delle piccole differenze che le rendono addirittura di due specie diverse. Adesso che lo sapete, riuscite a vederle?

Non è stato altrettanto semplice per quelli che le hanno salvate, che sono stati letteralmente “ingannati dalle apparenze”. Entrambi i cuccioli sono stati avvistati nella stessa zona, a poca distanza l’uno dall’altro. Hanno all’incirca la stessa età, le stesse fattezze e si trovavano da soli, troppo piccoli per essere già autonomi e indipendenti. 

Il primo è stato soccorso grazie alla segnalazione dei proprietari di un locale di Newhouse, che lo hanno trovato sotto la loro tettoia, spaventato a morte.

Nonostante le sue condizioni, il suo recupero ha richiesto molte ore, oltre che l’assistenza della Billerica & Tewksbury Animal Control. E da un primo controllo è subito emerso che il cucciolo era da solo da un po’, era sottopeso e disidratato, e in quelle condizioni non sarebbe sopravvissuto ancora a lungo. Ma grazie alle giuste cure ha iniziato subito a rifiorire. E quando qualche giorno dopo hanno trovato un altro cucciolo da solo nella stessa zona, hanno dato tutti per scontato che si trattasse di suo fratello. Erano così felici di aver riunito in parte la famiglia, ma non era così.

Quando il secondo cucciolo è stato visitato dal veterinario era in buona salute, decisamente meglio del primo. Questo voleva dire che il suo viaggio in solitaria era iniziato da poco. Ma non solo: agli occhi del dottor Vasilakis è stato chiaro che non poteva esser suo fratello perchè i due animali erano di due specie diverse: il primo era una volpe rossa, con una punta bianca con isulla coda, mentre il secondo era un cucciolo di volpe grigia. Così i piccoli sono stati classificati in base alla loro specie e hanno continuato a ricevere cure adeguate alla loro condizione.

Anche se da cuccioli si possono molto somigliare, volpi rosse e grigie differiscono per il colore, per la stazza e anche per le loro abilità: quelle rosse sono snelle e allungate mentre le grigie sanno arrampicarsi sugli alberi e spesso vengono confuse con i coyote. Questi due esemplari ora verranno svezzati e aiutati nella ripresa, in attesa di poter tornare in natura non appena le loro condizioni lo permetteranno.

Fonte: La Stampa